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Aggiornato: 25 maggio 2025


Lui no; il marito della signora Lisa a quel tempo era ancora in mente dei; e suo padre medesimo non era che un fanciullo; un fanciullo era eziandio, di pochi anni anzi minore, il signor Carlo, il padre della Lisa medesima; ma gli è appunto di quella famiglia che si tratta e dell'avo del vivente signor Pannini. Fra costui e il padre del signor Carlo esisteva da tempo una ruggine che sempre era venuta crescendo. Biale era segretario ed amministratore delle fortune copiosissime della nobile famiglia di Campidoro. Pannini ne era il maggiordomo. Tutte due erano da tempo legati a quella casa e ne curavano od ostentavano di curarne gli interessi, e tuttedue avevano delle benemerenze verso i padroni che davano loro un influsso che altri non avrebbe avuto nelle loro condizioni. Pannini, quando la famiglia, per gli sconvolgimenti politici dell'invasione straniera e del dominio francese in Piemonte, aveva emigrato di paese, aveva voluto associare la sua alla sorte de' suoi padroni, li aveva seguiti, e poichè essi erano ridotti a povere fortune dal sequestro e dalla vendita dei loro beni patrimoniali, esso li aveva generosamente mantenuti, senza che loro quasi se ne avessero ad accorgere, col frutto dei risparmi che egli aveva potuto fare in addietro ed aveva seco portati in esilio. Ma Biale non aveva dimostrata minor devozione per quella stirpe: quando i beni della medesima erano stati posti in vendita, egli aveva fatto così bene, che direttamente per , e mediatamente per alcuni suoi fidatissimi, erasi reso acquisitore di tutto quanto, giungendo persino a salvare la parte più preziosa e che avessero più cara dei loro mobili e delle loro domestiche memorie. Quando poi i Campidoro erano ritornati col loro re, egli modestamente era andato a riporli in possesso d'ogni parte di quel patrimonio che possedevano prima della tempesta della rivoluzione. Son codesti servizi di tali che non si dimenticano più, e Pannini e Biale furono pei Campidoro qualche cosa di meglio che un ragioniere ed un maggiordomo, quasi due membri della famiglia; la quale, a quel tempo, era ridotta a due uomini, il padre vecchio cadente oramai e un solo figliuolo non più giovane, marito dell'attuale vecchia marchesa, che sar

I Gesuiti? Per lo appunto. Chi meglio di loro meritò della Chiesa? Francesco e Domenico sostennero la Chiesa pericolante, i Gesuiti la rilevarono pericolata. Chi sarebbe stato a pari di loro gagliardo a durare le lotte della fede co' Luterani, Calvinisti, Zuingliani, e l'altra peste maledetta di eretici, che Cristo confonda? Al Papato e al Principato i Gesuiti sono più necessari che i denti in bocca all'uomo; senza essi non si mastica: ed io so quello che mi dico. Il Principato attese a deprimere la Chiesa; e la Chiesa, legittimamente difendendosi, crollò il Principato: dannose le mutue offese, e quelle dei Principi, per di più, empie. Ora poi che assursero i Popoli ad avvantaggiarsi delle diuturne discordie, e, rotto il freno, minacciano il trono e l'altare, i Principi hanno fatto senno; e, uniti in bel vincolo di amore, attendono a sanare le scambievoli ferite: di entrambi adesso ne stringe pari la cura, però che entrambi derivino da Dio, quantunque immediatamente la Chiesa, mediatamente il Principato. I Gesuiti ottimamente compresero la doppia missione, e la esercitano con la sapienza del serpente, e la semplicit

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