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Aggiornato: 19 giugno 2025


«Alla parola vecchio Alessandro Zeno si scosse: Insomma il suo massimo torto è di esser vecchio? No, è di essere disonesto. Ma anche la vecchiaia, quando è cieca a quel modo, è un torto che fa degno di morte e non di onori.

Rendere navigabile il nostro massimo fiume da Torino a Pavia, congiungerlo col Gottardo a mezzo del Verbano, col Brennero a mezzo del Benaco, ecco nella sintesi che qui mi è concessa dalla vostra indulgenza, ecco l'idea embrionale della Navigazione Cisalpina!"

Se qualcuno le avesse detto che, in breve, l'avrebbe molto odiata, essa gli avrebbe dato, col massimo calore, del menzognero.

Massimo, che ora si pentiva d'aver troppo voluto conoscere, dopo aver fatto forza sopra stesso, tirò una sedia accanto a quella di lei, sedette, cercò timidamente una sua mano ch'ella non gli seppe rifiutare, e parlandole con voce dimessa e carezzevole, le disse: voi siete una santa.

E a ogni dolce particolare, a ogni piccolo e pur grande fatto che le si presentava alla memoria, ella trasaliva, ella ricadeva nella sua illusione e alla fine, rendendo tutto il suo pensiero: Eppure tu mi hai amata, quella notte, Massimo. Si ama sempre un poco la donna che abbiamo accanto mormorò lui, con un'ombra di sorriso. Qualunque sia? Qualunque sia. E dopo? Dopo, si dimentica subito.

Noi, testimoni delle vostre alte virtù, vi collochiamo in grado più d'assai eminente; tra Minerva ed Astrea, vicino al massimo vostro Padre." Napoleone tuttavia si doleva di avere per tutta la piccola e contro di tutta la grande letteratura.

Un per volta ci si scotta tutti... disse il Cresti, indicando a Massimo la vecchia stampa, a cui attribuiva qualche valore. Col fuoco non si scherza commentò l'amico. Eh.... lo so disse l'altro, tirando lungo il respiro.

Ancora scherzava con la mano, quasi attirando a la persona e l'anima della fanciulla: e la bella persona e la povera e cara anima, non sapeano che piegarsi a lui. La testolina si appoggiò con la guancia alla spalla di lui, socchiudendo gli occhi; e pian piano, delicatamente, quasi a sorreggerla, Massimo le passò un braccio dietro alla cintura, abbracciandola, reggendola.

A Nennele. Credi a me. Tornaci. TOMMY con violenza. Non voglio. Tommy! TOMMY a Massimo. È ora di finirla con l'Arcadia edificante che hai cercato di introdurre in casa nostra. Che mia sorella lavori, se trova, nulla di meglio. Io pure cerco di lavorare. Non sorridere perchè me ne sono venuto via dalle tue imprese. Un famoso impiego mi avevi dato.

E accanto all'opera loro si svolge, non meno ardente e proficua, quella dei «librai». Diamo un'occhiata, cosí alto alto, alle prime edizioni di classici. Dal 1465, anno iniziale, sino ai primissimi del '500, per una edizione dei Paradossi di Cicerone, apparsa a Magonza, per un Manilio di Norimberga, per un Terenzio e un Valerio Massimo di Strasburgo e basta abbiamo 16 classici stampati a Roma; 32 a Venezia (conto per uno gli Oratori attici); 6 a Firenze; 3 a Milano; ed altri a Subiaco, Bologna, Brescia, Napoli, Vicenza, Ferrara. E sia pure che molte di queste edizioni fossero provvisorie e da emendare con la collazione di nuovi codici; sia pure che qualche umanista, abusando della sua favolosa facilit

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