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Aggiornato: 19 giugno 2025
Appena il conte Mandello, che nel lasciare il Lautrec aveva udite le sue parole ed erasi martellato il cervello per trovar loro una spiegazione, si fu ridotto al proprio palazzo e sentì dal maggiordomo che il Palavicino era giunto in Milano quella sera stessa, è troppo facile ad immaginarsi com'ei rimanesse a tale notizia, e come, dopo aver udito i dubbi e i timori del maggiordomo, che gli raccontò tutto quanto era successo, dovesse comprender tosto il significato delle parole del governatore, e chi era l'uomo caduto nelle sue mani.
Tutti gli ufficiali che sapevano benissimo il fatto del conte Mandello, e stando in aspettazione di qualche gran cosa, avevano fatte di molte interrogazioni al corriere, si strinsero in un gruppo con gran sollecitudine per sentire quel che aveva deliberato il Lautrec; però, quando udirono che non si trattava d'altro che di rimettere in libert
Non si affidava però Manfredo, chè conosceva d'aver fatto il meno, e sospettava non fossero per giungere nuove forze da Milano in poco di tempo e sconsigliava i suoi dall'abbandonarsi eccessivamente ai tripudj, e li esortava invece, per quanto poteva, in ciò ajutato dal Mandello e dagli altri, a star pronti ai nuovi pericoli.
Il fanciullo dai due scudieri fu messo a cavallo; il conte Mandello e il suo servo gli si misero ai lati.
Io poi, gli disse in ultimo, terrò d'occhio il corso dell'Adda e del lago, e da qui a Chiavenna, in varj punti, porrò uomini fidatissimi, pei quali rapidamente ci possa giungere la prima notizia della tua comparsa, e così io, il Mandello e la gente ti moviamo incontro senza perder tempo. Mi pare che tutto sia disposto con ordine, onde si può sperar bene.
Giunti che vi furono, poterono accorgersi che v'erano attesi, perchè subito fu domandato se fra essi era il Palavicino, e appena questi si diede a conoscere, immantinente fu condotto nelle stanze del governatore, col quale appunto trovavasi allora il conte Galeazzo Mandello che aveva ricevuta la lettera del Palavicino il giorno prima.
Allorchè dunque la Ginevra s'affrettava verso la Francia, e il conte Mandello, uscito da Milano coi soldati che vi aveva condotti, riducevasi di bel nuovo a Reggio e pieno di speranza per la notizia del trattato conchiuso finalmente tra Leone e Carlo; negli ultimi giorni del giugno di quest'anno, morì il figlio del Lautrec.
Il Mandello era lì presso, aveva visto ogni cosa assai bene, e gli era venuto il sangue alla testa. Se avesse veduto che la fanciulla avesse corrisposto alle prime amorose gentilezze del giovane, il suo dispetto sarebbe stato anche maggiore, pure, rintuzzandolo pel momento, l'avrebbe poi tuffato nell'oltrepò, come era solito di fare, quando vedeva una cosa che gli dispiaceva, ma che tuttavia non gli era possibile riparare; ma in quest'occasione, avendo la fanciulla mostrato una dignit
Il Palavicino, che se ne accorse, continuava: Se temete per la vita del vostro figlio, fate ch'io possa scrivere una coppia di righe al conte Galeazzo Mandello... lo pregherò a protrarre il termine alla sua risoluzione. Un corriere potr
Mezz'ora dopo, la paravereda tratta da due focosissmi cavalli, uscì della porta del palazzo Mandello, e il conte, dopo aver raccomandato, per la seconda volta, a' suoi servi, che gli si strinsero intorno nel cortile quando egli fu a cavallo, che badassero ad uscir subito, oppure a disperdersi in varie parti della citt
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