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Aggiornato: 19 maggio 2025
EROTICO. A cosí maladetto, insolito e sregolato accidente, andandoci con buon ordine, è temperamento di effetto. ATTILIO. Orsú, hai finito? EROTICO. Non mi accurtate il tempo che mi avete dato. ATTILIO. Voi lo prolungate piú di quello che v'ho promesso. Ho tanto in odio il mondo, questo sol, questa luce, che vorrei esser mille passi sotterra per non vedergli.
È desso, è desso l'avversario antico, Che, d'angiol luminoso assunto il velo, Sempre de' vizi s'ostentò nemico, Vituperando umana razza e cielo; Ei trasse Giuda al maladetto fico; Esca egli fu del farisaico zelo; Ei repubbliche e regni urta, dissolve, Ed erge invece putridume e polve. Sursum corda! Eleviam fra le lagrime i cuori, Sosteniamo gli scossi intelletti!
Manfredo crollava il capo e pareva inquietissimo. Senti... tuo padre ti ha duramente scacciato per questa ostinazion tua... e ti ha maladetto.... Tu non ci hai colpa... lo so, tutti lo sanno. Ma la maledizione di un padre è terribile, il mio povero Manfredo, e viene il dì....
E io a lui: «Con piangere e con lutto, spirito maladetto, ti rimani; ch’i’ ti conosco, ancor sie lordo tutto». Allor distese al legno ambo le mani; per che ’l maestro accorto lo sospinse, dicendo: «Via cost
Poi si rivolse a quella ’nfiata labbia, e disse: «Taci, maladetto lupo! consuma dentro te con la tua rabbia. Non è sanza cagion l’andare al cupo: vuolsi ne l’alto, l
E io a lui: «Con piangere e con lutto, spirito maladetto, ti rimani; ch’i’ ti conosco, ancor sie lordo tutto». Allor distese al legno ambo le mani; per che ’l maestro accorto lo sospinse, dicendo: «Via cost
Alfin le stava inginocchiato denanzi; ella tira a sé i piedi e mi da una coppia di calci sul petto e mi fa cascar supino in terra, che mancò poco non mi scavezzassi il collo.... SANTINA. Sia maladetto quel «poco»!
Io parlo da maladetto senno. FANNIO. Quando promissi che tu vi torneresti, a tutto avevo io ben pensato. LIDIO femina. Or di': che? FANNIO. Non me hai tu detto che in camera scura stesti con lei? LIDIO femina. Sí. FANNIO. E sol con le mani teco parlava? LIDIO femina. Vero. FANNIO. Be', io verrò teco, come dianzi. LIDIO femina. Oh! oh! oh! a far che? FANNIO. Ascolta. Per serva. LIDIO femina.
ARMELLINA. E pur io vi dico che, veggendo Guglielmo, veggio voi e non il vignarolo. VIGNAROLO. Oh sia maladetto quando mi trasformai! Io sono Guglielmo di fuori ma di dentro sono il vignarolo, ché un certo astrologo mi ha trasformato. ARMELLINA. Voi volete far la burla. VIGNAROLO. Mi è innodata tanto la lingua che non posso parlare.
A che unqua nascer noi, se per altrui fallir par ch'anco l'ira non s'estingua divina in noi, per loghi alpestri e bui? Ahi miser! taci e morditi la lingua, ché maladetto fie chi in ciò s'adira: giá Dio mai d'uman sangue non s'impingua; anzi ama l'opre sue, contempla e mira, e studia l'uomo a sé fatto simile scampare dal suo stesso foco ed ira.
Parola Del Giorno
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