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Aggiornato: 9 giugno 2025


DOTTORE. Perché Melitea ama piú tosto costui che me? MANGONE. Non altro ch'una maladetta usanza delle donne, che quando sono pregate, ancorché se ne morissero di voglia, se ne stanno in contegno e ci vogliono straziare. Ma le bastonate alfin le fanno far quello per forza, che di sua volontá non vogliono fare. DOTTORE. Essendo in mio potere, non volendomi per amante, mi ará per padrone.

«Pel capo di mio padre, parmi Manfredigridò un Saracino. «È la morte che ti percuotarispose un altro. «Chi sa in qual parte si trova adesso il nostro dolce signore!» «Possano dirmi sette volte cane, e maladetta la mia generazione, se quegli non è il figlio di Federigorispose un terzo. «Perchè hai bevuto il sangue della vite, Hussein?

Ella s'arrabbiava, di vedere, che con tante splendide doti gli affari in bottega non andassero una maladetta! Le pareva impossibile che tutta Milano non corresse a bevere l'amaro da lei, per ammirarla almeno una volta al giorno e accender l'appetito. Strabiliava!

Che impertinenza! che sfacciataggine! gridava come indiavolata una vecchia signora di circa sessant'anni che era, per causa di quella maladetta panca, caduta con la gonnella alzata sopra il marciapiede, ed aveva sopra di un ricco Ebreo, la cui grossa pancia non temeva confronto di quella del basso cantante Lablache, essendo del peso di cinquecento libbre almeno.

Io sono al terzo cerchio, de la piova etterna, maladetta, fredda e greve; regola e qualit

Se io sposo costei, subito cognoscerá che io femina e non maschio sono; e, da me scornati, el padre e la madre e la figlia porriano farmi uccidere. Negar di sposarla non posso; e, se pur niego di farlo, sdegnati, a casa maladetta me ne manderanno. Se paleso esser femina, io medesima a me stessa fo il danno. Tener cosí la cosa piú non posso.

Io sono al terzo cerchio, de la piova etterna, maladetta, fredda e greve; regola e qualita` mai non l'e` nova. Grandine grossa, acqua tinta e neve per l'aere tenebroso si riversa; pute la terra che questo riceve. Cerbero, fiera crudele e diversa, con tre gole caninamente latra sovra la gente che quivi e` sommersa.

TRINCA. Parlate basso, di grazia, che non fusse qui da presso, e vi sentisse. TRASIMACO. Sia maladetta quella maladettaccia sgualdrinaccia della fortuna, che mi fa udir questo. Ch'io parli basso? qual barba d'uomo mi basta a far paura? Vo' gridar che mi oda: vo' chiamarlo. O Gulone, Gulone, o furfantissimo Gulone! TRINCA. Egli ha poca voglia di far bene: verrá gonfio d'ira a far questioni.

La scena dove si rappresenta la favola è Napoli. NEPITA, ESSANDRO sotto nome e abito di Fioretta fantesca. NEPITA. Non può esser mai pace in una famiglia, quando vi capita qualche fantesca di cattiva condizione. Da che ha posto piede in casa questa maladetta Fioretta, non ci è stata piú ora di bene.

E poichè Virgilio, fingendo non lo sentire, prendeva la via per tornarsene difilato a casa, il Conte imbestiando nel suo furore muggiva: Vipera maladetta! Portami il foglio... e tosto... Se ti raggiungo, ti strappo il cuore con le mie proprie mani. Il fanciullo più, e più sempre affrettava il passo. Francesco, cieco d'ira,

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