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Aggiornato: 23 giugno 2025


Io vinsi al cesto Il figliuolo d'Enope Clitomede, Alceo Pleuronio nella lotta, a cui M'aveva sfidato; superai nel corso L'agile Ificlo; e nel vibrar dell'asta Polidoro e Fileo. Iliade, XXIII.

Essa aveva spente le mie illusioni giovanili, aveva acceso il mio furore, m'aveva tolto il senno, e forse mi toglieva la vita!... Che cosa ero venuto a fare a questo mondo io?... Ad amare una fanciulla alla distanza di venti metri, per poi fuggirla senza ragione, e vedermela rapire senza giustizia... e poi morire per mano d'un medico!... Questa seconda parte la trovavo abbastanza regolare, e non mi sorprendeva punto.... Ma la prima parte mi pareva incompleta... evidentemente vi mancava qualche cosa.... Ah! se almeno avessi ottenuto quel bacio!... quel bacio e morire... la mia vita non mi sarebbe sembrata incompleta!

Questa ossessione fa tacere ogni altro sentimento, fin la gelosia della sua carne. E un giorno, come un lampo, un'idea gli passa per la mente.... "Era il ricordo d'una lettura lontana? Avevo trovato descritto in qualche libro un caso analogo?¹ O qualcuno, un tempo, m'aveva narrato quel caso come occorso nella vita reale?" ¹ In una novella del Maupassant?

Io ruppi l'incanto, alzandomi. Dissi: Ecco la chiave. Che aspettiamo? , Tullio, aspettiamo ancora un poco! ella supplicò, paventando. Io vado ad aprire. E mi mossi verso la porta; salii i tre gradini che parevano quelli di un altare. Mentre stavo per girare la chiave col tremito del devoto che apre il reliquiario, sentii dietro di me Giuliana che m'aveva seguito furtiva, leggera come un'ombra.

Io scendevo lentamente per quella tale scaletta; egli se ne stava laggiù nel vicolo, all'ombra, piantata la punta di un ombrello nel terriccio, le mani sul manico di madreperla a gruccia. Con le spalle al muro, gli occhi a terra, il vecchietto m'aveva l'aria di star meditando.

Le cause minori furono l'istinto di rabbia contro l'amante dell'andalusa che m'aveva attossicato il povero bull-dog; l'antipatia invincibile che nutrivo contro quell'obeso Niño; un brutale bisogno di distruggere una creatura viva per vendicare il mio Gin e me stesso.

Era l'autore della Cacciata del duca d'Atene, il mio buon amico Ussi, ravvolto come un fantasma nella sua lunga abbaia bianca, portata dall'Egitto, il quale era uscito pochi momenti prima dalla sua tenda per fare, in direzione contraria, lo stesso mio giro, e m'aveva colto alle spalle.

L'esperienza m'aveva insegnato la dose, limitandomi all'uso, e schivando l'abuso, lasciandomi il convincimento che una bottiglia di vino buono sia un farmaco eccellente contro i dolori morali. Con tale sistema non sono morto disperato, e all'indomani d'una batosta stavo ancora in piedi.

E Imilda fremeva tutta: e taceva, non osando nemmeno a stessa confessare il grido dell'anima combattuta: poi A Oberto m'aveva promessa il padre: ed ero contenta, e sarei stata tranquilla... O Madonna, che voglio dirti? Che vuoi ascoltare?

Uscì sulla via il padrone del caffè, con le lagrime agli occhi. Quel povero signore! Che disgrazia, hanno visto? Veniva qui ogni giorno, sempre alla medesima ora. Anzi, ieri, m'aveva detto, col suo solito buon sorriso: Lei si meraviglia, non è vero? Gi

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