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Aggiornato: 10 maggio 2025


Eh! non ti partire cosí presto, ché io ti darò questi quatrini. CECA. Damile, ! MALFATTO. Eccoli. Vedi quanti sono! CECA. Gran mercé a te. Addio. MALFATTO. No, no. Cagna! Non ce voglio fare. Rendemeli. CECA. Come! Non me lli hai tu dati? MALFATTO. ; ma non voglio che tu te nne vada. CECA. Che vòi tu ch'io faccia qui fuori? Non hai tu vergogna de star nella strada a parlare con le femine?

M ellis molle mare est, illud travogabimus ambo, N os ambo travogabimus, ambo errabimus, ambo E t simul ad poggiam simul et veniemus ad orzam. S urge, poëta novelle, cane, heus, puer, accipe pivam! Mare voluptuosum huius vitae. D ic improviso macaronica gesta cothurno, I ncipe, parve puer: qui non suxere fiascos, I lli, consumpto lardo, sonuere carettam.

LIVIA. Di' quanto vòi, che nol credo. Che , fraschetta, tristarello!... MALFATTO. , , domane! Aspettate pur. Sempre me mandano fuori e io prometto di servirli come meritano. Me nne voglio andar a spasso tutto oggi e non ce voglio tornare per un pezzo. E, se vole delli patroni da comandare, che se lli trovi. Guarda compagni de merda!

PRUDENZIO mastro, MALFATTO servo. Omnia vincit amor et nos cedamus amori. Certamente pare, al giudizio dei periti, che totiens quotiens un uomo esce delli anni adolescentuli, verbi gratia un par nostro, non deceat sibi l'amare queste puellule tenere; benché dicitur che a fele, senio confetto, se lli convenga un mure tenero.

Non passará mai piú nessuno delle ciambelle? ché vorria spendere questi quatrini. PRUDENZIO. Ah scelesto! Non curare: te castigarò bene, . MALFATTO. Oh mastro! Bon e bon anno. Ve sono venuto aspettare a casa e me sono stati donati questi. PRUDENZIO. E chi te lli ha dati? Ché non parli? Quis est ille che... MALFATTO. Che nascio sino pelle di te quello mastro. PRUDENZIO. Io dico questi.

CURZIO. Un'altra volta, poi; non adesso. MALFATTO. Ed io me ne voglio andare. CURZIO. Odi; ascolta. Non ti partire. MALFATTO. ; ma prestame tre quatrini. CURZIO. Son contento. Vieni con me, ch'io te lli voglio dare. MALFATTO. E dove volete ch'io venga? CURZIO. A casa mia. MALFATTO. Fit! mahu! cagna! Non me cci coglierete, no. CURZIO. E perché? di chi hai paura? MALFATTO. E che?

TRAPPOLINO. E va' alle forche, sciagurato! MALFATTO. Orsú! Basta. Adunque recomandami a esso e dilli ch'a lui sempre sempre... LUZIO. E camina, se vòi! Non vedi tu che parli col vento, ché colui s'è partito? MALFATTO. Be', io volevo che facessi l'imbasciata a quel compagno. LUZIO. Tutti te lli fai compagni. Non te vergogni? Ma va' bussa, va'. MALFATTO. O aspetta un poco. Tic, toc.

S'io non ne lli impago, laméntise di me. Gli darò una tal moglie che forsi gli rencrescerá. Bastaria ch'io non ci stessi per nulla in casa. CECA. E che gli ha mandato a dire, se Idio vi guardi? IULIA. Io non l'ho possuto troppo bene intendere, ché gli parlava all'orechio; ma io me delibero che me dica ogni cosa a suon di frustate.

MALFATTO. Be'; rendime li mei quatrini, adunque. CECA. Non te lli voglio rendere. Non me lli hai dati? MALFATTO. Misser no, che non te lli ho dati. Rendime li mei quatrini; rendime li mei quatrini. CECA. Vedi come piange el gaglioffo! MALFATTO. Rendime li mei quatrini, dico. CECA. To', vatti con Dio. MALFATTO. E dove vòi tu ch'io vada? CECA. Va' dove vòi. MALFATTO. Odi.

Vederai ch'io farò che, quando tu verrai meco, non te parterai dal latere nostro. Dimmi un po': chi te ha dato quelli quadranti? MALFATTO. Che quadranti? PRUDENZIO. Questi; questi nummi. MALFATTO. Son quatrini, son quatrini. Voi non ci vedete lume. Che me lli ha dati esso quello. PRUDENZIO. Quale? MALFATTO. Quello che dice che voi site un poltrone. PRUDENZIO. E cognoscelo tu?

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