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Aggiornato: 14 luglio 2025
Le due donne, attonite, irresolute, scesero dal marciapiedi. Ma quel fiume di soldati che le aveva rincorso fu sopra di loro d'un subito, e le sospinse, e le separò. Passò tutto il reggimento, quasi fuggendo, sotto la pioggia. Letizia fu ricacciata sotto i giardini, dalla parte del Vasto. Ella sbarrò nell'oscurit
Se nell'anno 1834, nell'occasione per me di letizia del collocamento di una mia Figlia, la vostra gentilezza ha voluto pubblicare colla stampa una mia memoria, non vi dispiaccia che per dimostrarvi la viva mia compiacenza nella circostanza per voi onorevolissima, qual è quella di vedervi meritatamente destinato a presedere al Nono Congresso degli Scienziati Italiani, io ne pubblichi una seconda edizione fregiandola del nome vostro.
Per gratitudine verso di me vollero chiamarla Letizia, il nome della mia povera mamma; mi invitarono al battesimo, mandarono intorno i biglietti, insomma pareva la casa della felicit
Poi, con gli occhi piccioli e vivi, percorrendolo tutto s'indugiò a interrogare quel corpo palpitante e raccolto. Letizia arrossì. Radunò in grembo lo scialle e ve lo rattenne con le pallide mani spiegate. Ho capito disse don Placido. E si grattò il capo con l'indice della sinistra: poi con quello della destra e col pollice strinse e trasse avanti il labbro inferiore.
Nessuno le rispose. Letizia si sentì mancare. S'addossò a un fanale. Raccolse la voce e con uno sforzo supremo chiamò ancora: Marta!... Marta!... Marta!... Nessuno, nessuno... Ora ella era a fronte dell'ignoto, nella misteriosa notte del suo destino. Sola. Son deciso, ecco!-ripetette seduto di faccia a me alla medesima tavola, il mio compagno d'ufficio de Laurenzi Ormai son deciso a resistere!
L’altro ternaro, che così germoglia in questa primavera sempiterna che notturno Arïete non dispoglia, perpetüalemente ‘Osanna’ sberna con tre melode, che suonano in tree ordini di letizia onde s’interna. In essa gerarcia son l’altre dee: prima Dominazioni, e poi Virtudi; l’ordine terzo di Podestadi èe.
Questa picciola stella si correda di buoni spirti che son stati attivi perche' onore e fama li succeda: e quando li disiri poggian quivi, si` disviando, pur convien che i raggi del vero amore in su` poggin men vivi. Ma nel commensurar d'i nostri gaggi col merto e` parte di nostra letizia, perche' non li vedem minor ne' maggi.
Letizia, mentre io pescavo l'arlecchino nella tasca di dietro, seguitò a guardarmi cogli occhioni neri, corrugò un poco la fossetta del mento, per uno sforzo interiore e, alzando in furia le manine, mandò fuori l'unica parola che sapeva dire Pap
Nel febbraio del 1826 Francesca si sgravò d’un bimbo morto. Nella primavera del 1830 Luca volle condurre Anna al promontorio. Anna era allora su l’adolescenza. Il viaggio fu felice. Nell’alto mare incontrarono una nave di mercanti, una gran nave che faceva cammino per forza di immense vele bianche. I delfini nuotavano nella scía; l’acqua si moveva dolcemente in torno, scintillando, come se sopra vi galleggiassero tappeti di penne di paone. Anna seguì a lungo con li occhi pieni di stupore la nave in lontananza. Poi una specie di nuvola azzurra sorse su la linea dell’orizzonte; ed era la montagna fruttifera. Le coste della Puglia si designavano a poco a poco. sotto il sole. Il profumo delli agrumi veniva spandendosi nell’aria gioviale. Quando Anna discese su la riva, fu presa da un senso di letizia; e stette curiosa a guardare le piantagioni e li uomini nativi del luogo. Il padre la condusse nella casa di una donna non giovane che parlava con una lieve balbuzie. Restarono l
FANNIO. Però certo è che Lidio nostro è quel che e' ci dice; e che è vivo; e che è qua. E quasi quasi mi par raffigurar costui esser Fessenio. LIDIO femina. Oh Dio! Tutto il core, per nuova tenerezza e letizia, mancar mi sento. FESSENIO. Ancor non son ben chiaro se sei tu Lidio o pur quella. Lassa che io meglio ti riguardi. LIDIO maschio. Saresti tu mai imbriaco?
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