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Aggiornato: 15 giugno 2025


Nella camera, che parve per un attimo buia, vidi la finestra divenire fortemente azzurra: mi levai e la chiusi. Il lampione ad arco del teatro Eugenia Vittoria faceva dondolare, con un lento ronzìo di corde elettriche, il suo globo spento. Lasciai cadere le tende. Fra l’alba e noi ridiscese pesante la notte.

«Uscendo dalla stanza attigua alla Santa Barbara m'imbattei della vecchia Susanna, carica d'ogni bene di Dio. Io la vidi cadere sotto il peso del suo carico, che non voleva abbandonare anche a rischio di rompersi il collo od abbruciarsi. Ma io aveva altro da fare che occuparmi di quella schifosa creatura, e così la lasciai e corsi per la mia propria salvezza fuori del ponte, e di l

La mente, che qui luce, in terra fumma; onde riguarda come puo` la` giue quel che non pote perche' 'l ciel l'assumma>>. Si` mi prescrisser le parole sue, ch'io lasciai la quistione e mi ritrassi a dimandarla umilmente chi fue. <<Tra due liti d'Italia surgon sassi, e non molto distanti a la tua patria, tanto che troni assai suonan piu` bassi,

Dissi una bugia, ma lasciai che ritenesse questa buona opinione delle industrie nostre.

Sollevò leggermente il velo sulla culla di mio figlio e me lo mostrò tutto roseo nel sonno. Provai allora un impeto tale di tenerezza che balzando fuori dal letto corsi alla culla e mi lasciai cadere in ginocchio lagrimando. Orsola, spaventata, temeva che fossi in preda al delirio della febbre. Per tranquillizzarla tornai a coricarmi, lasciandomi rinvoltare da lei nelle coperte con quella docilit

Romagna tua non e`, e non fu mai, sanza guerra ne' cuor de' suoi tiranni; ma 'n palese nessuna or vi lasciai. Ravenna sta come stata e` molt'anni: l'aguglia da Polenta la si cova, si` che Cervia ricuopre co' suoi vanni. La terra che fe' gia` la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio, sotto le branche verdi si ritrova.

«Il treno rallentò: era il momento di tornare ai nostri posti. La riaccompagnai sulla carrozza coi letti, schiusi l'uscio della sua cabina, lasciai che ella passasse, m'indugiai un istante per considerare il lettuccio gi

Romagna tua non è, e non fu mai, sanza guerra ne’ cuor de’ suoi tiranni; ma ’n palese nessuna or vi lasciai. Ravenna sta come stata è molt’ anni: l’aguglia da Polenta la si cova, che Cervia ricuopre co’ suoi vanni. La terra che gi

Udendo quel nome pronunciato in quel modo, un doloroso gelo mi colse, lasciai la mano di lei che prima tenevo tra le mie. Essa la riafferrò ansante. Non far così disse piano non far così, non far ch'io lo debba odiare! Mi dolsi di me stesso, le chiesi perdono di quell'atto. Lo sai mi rispose con dolcezza dolente che tu sei tutto per me nel mondo, ch'io sono una parte di te.

10 Gli è tempo ch'io ritorni ove lasciai l'aventuroso Astolfo d'Inghilterra, che 'l lungo esilio avendo in odio ormai, di desiderio ardea de la sua terra; come gli n'avea data pur assai speme colei ch'Alcina vinse in guerra. Ella di rimandarvilo avea cura per la via più espedita e più sicura.

Parola Del Giorno

dell’esule

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