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Aggiornato: 5 giugno 2025
V'udí i lamenti di Como e Lodi contra Milano, del marchese di Monferrato contra Chieri ed Asti. Barcheggiò dapprima con Milano; e facendosene fornir viveri, risalí il Ticino.
Quando noi fummo sor l'ultima chiostra di Malebolge, si` che i suoi conversi potean parere a la veduta nostra, lamenti saettaron me diversi, che di pieta` ferrati avean li strali; ond'io li orecchi con le man copersi. Qual dolor fora, se de li spedali, di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre e di Maremma e di Sardigna i mali
Fessenio mio, voglia il cielo che, in uno stante, ritrovato e riperduto mio fratello non abbia e che, ad un tempo, renduta la vita e data la morte non mi sia. FESSENIO. Qui non bisogna lamenti; il caso ricerca che il rimedio sia non men presto che savio. Nissun ci vede. Piglia i panni di Fannio e i tuoi da' a lui. Sú! presto!... Oh! cosí!... Piglia questo. Metti sú... Cosí stai ben troppo.
Minacciose le fiaccole ardenti, Son degli astri ne' cieli roventi; Su la nube la nube ricade, Ed i venti con lunghi lamenti Van dicendo "ritorna chi fu". Tu sei pallida pallida; Tu sei tremante e tacita, Chè l'aleggiar de' spiriti Nell'aere gi
La bella contessa Giulia, partita che si fu dalla presenza di Fossano e di Valenzia, tanto dolore e vergogna la prese, tanta disperazione, che maledisse mille volte a quella sua amica che non aveva saputo sconsigliarla dal recarsi ad Orta, e lungo il viaggio fu un continuo contrasto di lamenti e di scuse.
Ben altro giudizio delle cose di Francia dovranno portare gli esuli d'oggidì: ma i lamenti che da loro intesi mi fanno calcolare con quanto maggior ragione il Pusterla dovesse dire allora, che, per amare assai la sua patria, conviene aver veduta l'altrui.
GERASTO. O misero me, quando questi sassi si rompono di stracchezza, ella adesso vuol cominciare! quando finirá, se adesso comincia? in ogni modo, tu hai da star di sopra. SANTINA. Forse non son io la peggior femina trattata del mondo? GERASTO. Ti batto, forse? SANTINA. Guai a te, se avessi tanto ardire! GERASTO. Di che dunque ti lamenti?
Le ripeton le voci alte dei venti: «Rechi gioia o sconforto, Bacio di vivo o tetro odor di morto?...» Ella risa non ha, non ha lamenti.
Per appagare il suo sentimento materno, aveva straziato il cuore di un'altra madre. Essa aveva fatto di più, aveva respinte le preghiere della povera donna, interdicendole l'accesso alla sua casa; aveva chiuse le orecchie per non udire i suoi lamenti, e le sue supplicazioni. Essa era stata non solo cattiva, ma ingrata e crudele.
Quando noi fummo sor l’ultima chiostra di Malebolge, sì che i suoi conversi potean parere a la veduta nostra, lamenti saettaron me diversi, che di piet
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