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Aggiornato: 5 giugno 2025


Ai lamenti dei cittadini per la cattiva qualit

Ma un secondo pensiero, il pensiero di ciò che v'era di primitivo e di poetico in quel monarca affricano, sommo sacerdote e principe assoluto, giovane, semplice, gentile, che stando tre ore solo all'ombra d'una tenda, si faceva tre volte la settimana passare dinanzi ad uno ad uno i suoi soldati, e ascoltava le preghiere e i lamenti dei suoi sudditi sventurati, m'ispirò invece un sentimento di profondo rispetto.

L'assenza troppo prolungata di Annetta provava inoltre ch'era accaduta qualche disgrazia a Lodovico, e ch'essa era tuttavia rinchiusa. Emilia risolse dunque d'andar a vedere se ella fosse ancora nella stanza, e d'avvertirne Montoni: suonava il mezzogiorno. I lamenti della meschina si sentivano all'estremit

Le pene vinsero finalmente l'orgoglioso carattere. Quando Emilia era entrata la mattina nelle sue stanze, le avrebbe svelato tutto, se il marito non l'avesse prevenuta; ed or che la di lui presenza non glielo impediva, proruppe in amari lamenti.

FESSENIO. Forse anche oggi; e, quando con Calandro ti vidi, a lui me ne andavo per disporlo a venire da te. FULVIA. Fallo, Fessenio mio, ché buon per te! E la vita mia te raccomando. FESSENIO. Farò tutto perché a te venga; e a lui ne vo. Resta in pace. FULVIA. In pace, eh? In guerra e in lamenti resterò io. Tu alla pace mia vai, ché a Lidio vai. FESSENIO. Addio.

Arriva un concertino di quattro strumenti a fiato e suona: Sento una forza indomita. Ricevo una deputazione di falegnami, ai quali prometto un cantiere. Essi continuano a esporre i loro lamenti. Ne prometto due. Ancora! Se mi lasciassero andare a letto, ne prometterei tre. MEZZANOTTE. Eccomi solo. La natura ha orrore del vôto. Provo, credimi, lo stesso orrore per i votanti.

Quando noi fummo sor l’ultima chiostra di Malebolge, che i suoi conversi potean parere a la veduta nostra, lamenti saettaron me diversi, che di piet

Sentiva intorno a una diffidenza vaga; non osava guardare in viso sua sorella, la sua fidanzata. I ragazzi gli davano soggezione: a volte un dolore cocente lo spingeva quasi a chieder loro: Ma che debbo io fare di meglio? Perchè non vi comprendo più, perchè non mi comprendete più? Invece fuggiva nella campagna a sfogare solitario i suoi lamenti.

A che ci trattengono? si cominciava a dire tra noi; forse non è finita la guerra?... Non veggono forse come noi cominciamo a trovarci in una situazione abbastanza anormale?.... E qui gli stessi lamenti, e gli stessi lunghi discorsi, da cui, stringi stringi, non si poteva rilevare che l'immenso desiderio che occupava noi tutti di rivedere al più presto l'Italia.

Oh, ma cessate una volta, interruppe Marco con dispetto, son parole codeste gettate ai vento, querele inutili, lamenti perduti! Diavolo, in fin dei conti non vi meno all'inferno! Anzi è un bel giovinotto che vi aspetta, galante quanto ricco, ricco quanto generoso. Egli vi ama e non cercher

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