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Aggiornato: 16 giugno 2025
Non sveliamo i dolor, l'ire, le piaghe, Davanti al volgo indifferente, o lieto Del duolo nostro, ignaro del segreto. Oh nol cantiamo! Chè noi siam gli eletti, I soli accolti alle lucenti plaghe. Soli sediamo ai magici banchetti E soli entriamo per le argentee porte; Per noi le antiche dee sono risorte, Tutto miriamo sotto arcani aspetti, Cantiam la vita e scrutiamo la morte.
Finora s'era creduto da noi e dai fatui pari nostri che, a volere con qualche speranza di buon successo intromettersi tra due litiganti onde temperarne l'ire e ridurli ad un accordo, fossero indispensabili nel mezzano della pace tre condizioni: 1 godere la confidenza d'entrambe le parti litiganti; 2 conoscere lo stato della quistione; 3 avere qualche pratica delle materie alle quali essa si riferisce.
Esposti al ferro ed al furor de l'ire Ecco sul campo i Rodïan son sparsi Senza riparo; omai fuga, o morire, E cosa altra di lor non può sperarsi; E non senza ragion: soverchio ardire Sì poco stuolo incontra tanti armarsi, Ben de i duci nel cor virtù s'avanza, Ma che? tutto non può mortai possanza.
Ed allora AMEDEO pronto soccorso Porge con note di sublime ardire: Incliti cavalier, volgete il corso Contra quegli empi, e saziate l'ire; Petto non volgeran, che 'l dì trascorso Ciascuno apprese a sol dover fuggire; Spengasi omai l'aspro Ottoman, lui vinto Casca de l'Asia ogni potere estinto.
«Sventurati! v'abbagliano l'ire; Gl'intelletti ad amore schiudete, E virtù e verit
Ecco, fuggir dal truce Cozzo vegg'io dei sanguinosi acciari Faville che da poi diêr fiamma e luce: Arde una forte e nova Anima i petti; a non segnati mari Gonfia immenso un desio le vele industri; Fervon le menti e le fatiche a prova; A chetar l'ire orrende La libert
43 Di Marfisa, d'Astolfo, d' Aquilante, di Grifone e degli altri io vi vuo' dire, che travagliati, e con la morte inante, mal si poteano incontra il mar schermire: che sempre più superba e più arrogante crescea fortuna le minacce e l'ire; e gi
Oh ingrata patria, quale demenzia, qual trascutaggine ti teneva, quando tu il tuo carissimo cittadino, il tuo benefattore precipuo, il tuo unico poeta con crudeltá disusata mettesti in fuga; o poscia tenuta t'ha? Se forse per la comune furia di quel tempo mal consigliata ti scusi; ché, tornata, cessate l'ire, la tranquillitá dell'animo, ripentútati del fatto, nol rivocasti?
Tale il buon Folco rasserena in fronte L'alma cui dianzi afflisse aspro martire, E le sue squadre a guerreggiar ben pronte Empie gridando di novello ardire: Su, cavalier, che se n'andran ben conte Le vostre prove; ora infiammate l'ire E reggete furor che stavvi intorno Fin che 'l forte AMEDEO faccia ritorno.
Che dunque latri iniquo? onde dal seno Vanamente ti scoppia il tuon de l'ire? Inghiotti le tue rabbie, e mordi il freno, Eterno specchio di sovran martire; Mira ne l'alto, che lo stuol terreno È col
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