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Aggiornato: 26 settembre 2025
«Chi è costui che ’l nostro monte cerchia prima che morte li abbia dato il volo, e apre li occhi a sua voglia e coverchia?». «Non so chi sia, ma so ch’e’ non è solo; domandal tu che più li t’avvicini, e dolcemente, sì che parli, acco’lo». Così due spirti, l’uno a l’altro chini, ragionavan di me ivi a man dritta; poi fer li visi, per dirmi, supini;
Leggeano in quei siccome entro alle mura delle vergini sacre ivan gli amanti, come fuggían da quelle alla ventura le donzelle ivi poste, andando erranti. E vestite come uomo, alla sicura dormian co' maschi del fatto ignoranti, e il loro imbroglio al terminar de' mesi. ed altri casi all'uso de' francesi.
ambo le mani in su l’erbetta sparte soavemente ’l mio maestro pose: ond’ io, che fui accorto di sua arte, porsi ver’ lui le guance lagrimose; ivi mi fece tutto discoverto quel color che l’inferno mi nascose. Venimmo poi in sul lito diserto, che mai non vide navicar sue acque omo, che di tornar sia poscia esperto.
Ogni sembianza tra' guerrier dogliosa, Ivi mira, ch'ognun lagrime scioglie; Al fin che 'l Re sotto la man famosa Cadesse d'AMEDEO chiaro raccoglie. Traggene guai, ma certa ella non osa Le novelle recar di sì gran doglie, E tra' sospir di quella gente mesta Pur lagrimando a sospirar s'arresta.
Affrettarono il passo e raggiunsero lo spianato dell'umile chiesuola del paese. Ivi sostarono, e vedendo la giovinetta muovere alla lor volta in atto di sorpresa, si scambiarono un'occhiata eloquente, e separaronsi. Ma prima che Pierio si fosse allontanato, Bizco gli strinse con isforzo la mano, lo mirò fiso, e disse con lenta voce solenne: Lo giuri?
sempre mi stanno innanzi, e non indarno, che' l'imagine lor vie piu` m'asciuga che 'l male ond'io nel volto mi discarno. La rigida giustizia che mi fruga tragge cagion del loco ov'io peccai a metter piu` li miei sospiri in fuga. Ivi e` Romena, la` dov'io falsai la lega suggellata del Batista; per ch'io il corpo su` arso lasciai.
Cotal dell'egro cavalier succede; Ratto ogni fievolezza ivi abbandona, Onde il mostro infernal, che forte il vede, Seco in sembianza d'uom così ragiona: Vanne col
Aveva ancora un giorno di vacanza, e quella giornata volle impiegarla bene. Essa radunò tutta la sua roba e chiuse la sua valigetta; poi andò a salutare tutti gli angoli della casa e del cortile; volle per ultimo uscire per andare alla posta, ed ivi trovò il curato e il professore, che come al solito, parlavano delle notizie del giorno.
Cantoni si sentì indissolubilmente vincolato alla bellissima creatura che gli giaceva davanti, e rimase ivi a custodirla come un tesoro. Com'era egli superbo d'averla difesa, salvata! Chi avrebbe allora osato insultare ancora quella sovrana del suo cuore? Oh! l'uomo sotto la potenza del primo amore, vale dieci. E quel sentimento, decrepito come sono, mi risospinge verso un'et
In tutte parti impera e quivi regge; quivi e` la sua citta` e l'alto seggio: oh felice colui cu' ivi elegge!>>. E io a lui: <<Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, accio` ch'io fugga questo male e peggio, che tu mi meni la` dov'or dicesti, si` ch'io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti>>. Allor si mosse, e io li tenni dietro. Inferno: Canto II
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