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Aggiornato: 15 ottobre 2025


A queste parole il vecchio banchiere aguzzò gli orecchi, e fece tanto d'occhi per guardare il suo interlocutore. Questi proseguì sulla medesima solfa, tra il dolce e l'amaro: Debito mio! Non lo so. Fors'anche m'inganno, e fo peggio. Ma Iddio mi è testimone della onest

Marone volse sul suo interlocutore uno sguardo che voleva essere scrutativo ed era sospettoso: Non so che cosa possa esservi da trattare fra me e il signor Vanardi fuori della pigione ch'egli mi deve ed è gran tempo mi paghi... Se gli è di ciò che lei è incaricato, la cosa sar

Del resto mormorò crollando il capo, quasi rispondendo a un invisibile interlocutore è naturale che sia così. Voi dovete giudicarmi molto sciocca e molto semplice. Semplice , sciocca no. Come mai questa asserzione che non conteneva il più lontano complimento, che era appena educata e niente più, mi riempì di uno strano giubilo?

Vi confesserò che non è un'aquila; l'aspetto sarebbe piuttosto d'un barbagianni; soggiunse Maurizio, temperando la sua lode con una celia, che doveva rabbonirgli il suo interlocutore; ma gli possiamo render giustizia dicendo che è un predicatore dei buoni; e se non giustifica l'entusiasmo dei miei concittadini, certamente lo spiega.

Chiesi dunque al mio interlocutore, in quanto tempo avrei potuto raggiungere un vicino villaggio, di cui dovetti ripetere più volte il nome ch'ei non conosceva che in dialetto; dialetto spicciativo che faceva un monosillabo di una parola composta di almeno una dozzina di lettere.

Ariberti rimase sconcertato, in atto di chi non trova più risposta alle argomentazioni del suo interlocutore. Sicchè, diss'egli poscia, a mo' di conclusione, e alzandosi da sedere, Ella non mi consiglia nulla. Mon Dieu! rispose quell'altro, stringendosi nelle spalle. Non saprei..... Lasciate correre.... O come? E se a mezzogiorno verranno i padrini?...

Due giorni dopo quella sua famosa conversazione sotto il loggiato, egli vedeva di bel nuovo il suo interlocutore ed amico, il futuro commendatore signor Prospero Gentili. Orbene, come vanno le cose? gli aveva chiesto senza dargli tempo di esporre le ragioni della sua visita mattutina. A me pare che ci sia un progresso.

Un interlocutore che avesse amato il frizzo come lo amava il vecchio Malatesti, avrebbe colta a volo l'occasione per dire che la moglie non gli ricambiava la cortesia. Ma il nostro Gino pensava a tutt'altro. Egli rivide in nube la lettera di Emilio Landi e fremette. Mi sarei dunque ingannato? pensò. Quella lettera sarebbe stata scritta... sotto la dettatura di lei?

Diana lo ascoltava appena, di null'altro desiderosa che di arrivare a casa, e, poichè la strada era breve, ci arrivò prima che il suo interlocutore avesse oltrepassato la guerra di Troia. Ma nemmeno a casa ebbe pace. Quanto più ci pensava tanto più le pareva grave, irreparabile la sventura che aveva colpito i Bardelli.

Come i lettori intenderanno, l'attenzione dei tumultuanti s'era un tratto rivolta al nuovo interlocutore. Era ciò ch'egli voleva, poichè in quella occasione gli occhi, o, per dire più veramente, l'occhio buono del Guercio si volse a lui e riconobbe l'amico. E l'amico gli fece un cenno che voleva dire: son qua e mi occorre parlarvi.

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