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24 Di Bradamante e di Marfisa dico, le cui vittoriose inclite prove di ritornare in luce m'affatico; ma de le diece mancanmi le nove. Queste ch'io so, ben volentieri esplìco; perché ogni bell'opra si de', dove occulta sia, scoprir, perché bramo a voi, donne, aggradir, ch'onoro ed amo.

Così mescendo vaticinî e voti, Varca i mari d'Atlante, ospiti al gregge Degli ondivaghi mostri e a l'improvviso Da l'uom domato imperversar dei nembi; E tu, assiso a la prora, in simiglianza Di grandissima fiamma eri, o Colombo. Fuggon sconfitte al tuo cenno le ruote Dei fiammanti uragani; urlano al vento I segati cicloni, e nei profondi Baratri incatenate, a l'uom che passa Le procelle del mar piegano il dorso. Salvete, inclite rive; e tu, gagliarda Libert

, vincerò. L'amor, ch'io sento e chiamo, Sprona l'alme ad imprese inclite e chiare: T'amai nel sogno, entro la vita or t'amo, E immenso è l'amor mio siccome il mare: Ei d

mai con altri supplici Sorgea la prece mia, Ed il desìo del tempio La pace a me rapìa! Mi si pingeano i fervidi Religïosi incanti, Le grazie che sfavillano D'in sugli altari santi: E di Davidde i gemiti, E gli avvivanti lumi, E le armonie dell'organo, E i mistici profumi, E l'ineffabil agape, Ove il Signore istesso Pasce e solleva ad inclite Speranze l'uomo oppresso.

Ben avverso alle Grazie e al Bello in ira Vive, Italia, colui che, su l'ingorde Arche seduto, in tuon lugubre intuona L'epicedio de l'Arte! Ignaro, al certo, Fra la plebe ei si aggira, e mai non pose L'orma su queste etrusche inclite rive, Dove tanto su l'Arno arde e sfavilla Glorïoso splendor, qual mai non ebbe Ne le trascorse et

Nelle sembianze del terren natìo V'è un potere indicibil che raccende Ogni ricordo, ogni desir più pio. So che spiagge, quai siansi, inclite rende Più d'un merto söave a chi vi nacque, E bella è patria pur fra balze orrende; Ma nessuna di grazia armonìa tacque, O Saluzzo, in tue rocce e in tue colline, E ne' tuoi campi e in tue purissim'acque.

5 E come di splendore e di beltade quel vello non avea simile o pare, così saria la fortunata etade che dovea uscirne al mondo singulare; perché tutte le grazie inclite e rade ch'alma Natura, o proprio studio dare, o benigna Fortuna ad uomo puote, avr

62 Non ch'a piegarti a questo tante e tante anime belle aver dovesson pondo, che chiare, illustri, inclite, invitte e sante son per fiorir da l'arbor tuo fecondo; ma ti dovria un coppia esser bastante: Ippolito e il fratel; che pochi il mondo ha tali avuti ancor fin al d'oggi, per tutti i gradi onde a virtù si poggi.

Che dissi? Il dubbio indegno Sperdano i venti, e il mar vorace inghiotta! Qui sei, qui regni: io sento, Unica dea, la tua presenza in questa Splendida reggia degli umani affanni. La terra è tua; su' simulacri infranti Di sbugiardati iddii sorge la possa Dei regni tuoi: da fiere alme son còlte Le tue leggi inconcusse, e fermi e santi Di perenni olocausti ardon gli altari, Che cementan co'l sangue i figli tuoi! O generosi, o cari Apostoli, o gagliarde ostie ed eroi, Voi non cadeste indarno! Ecco, su queste Ingombrate di stragi inclite rive La nova alba diffondesi D'una sorgente et