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Fuoco e Fiammiferi. Si deve cominciar proprio col «c'era una voltaPerchè no, quando quelle parole magiche evocano tutto un mondo di fate, di maghi, di belle regine, di castelli incantati e di uccelli dal canto melodioso? Oh le novelle!

Bebè guardò la sua mamma con occhi incantati, poi fece il bocchino da piangere. No, no, non ti sgrido mica si affrettò a soggiunger la madre quasi scusandosi. Buona, buona!... Non ne hai colpa tu se non parli.

Aspettate « interrompe il giovane facendo cenno al papa di sedere » Il principe Gisulfo da uomo prudente si dichiarò campione del marito di sua sorella e dell'audace priore: il principe Riccardo, da bravo cristiano, si arrestò in mezzo ad uno spavaldo di giuramento, che in cuore suo sapeva non poter compire giammai: i duchi di Sorrento e di Napoli, assorti nelle beate visioni dei loro feudi incantati, pensano a tutelarvisi dentro come le lumache nel guscio: il principe di Benevento medita la morte di languore, in cui, unitamente al suo Stato, si consuma: vescovi ed arcivescovi ardono di ritornare agli ozii voluttuosi dei loro castelli ed ordinare cacce e processioni onde viver lieti e tranquilli. Ma voi, ser papa, uditemi bene, voi direte al vostro monsignor Gesù Cristo, che fra qualche minuto chiamerete nell'ostia, voi gli direte che avete udito giurare a Baccelardo, duca di Puglia, spogliato dei suoi Stati dal suo zio Roberto Guiscardo, che allora e' perdoner

Togli per infallibile sentenza la favola di Mida e del barbiere, che al bucolin degli orecchioni grida, donde nacquer le canne dalle strida. Filinor ode il sordo mormorio: per le botteghe faceva il leprone, gli occhi ha incantati e pavidi, e pur brio tenta mostrar, ché ha in cor la sua lezione.

PEDANTE. Ecco la malefica, prestigiosa, personata e larvata taberna che parvo tempore, instantulo, si metamorfeo in casa d'un viro probo; che se fosse nell'etá degli errabondi circumvaganti cavalieri di Gallia, direi che fosse un de' palaggi incantati di Amadis de Gaula, ove io con ludibriosa ludificazione, merente e lamentabile, ne fui expulso. Tic, toc.

Alla st. 13 dove l'ediz. prima legge trova le piume, la seconda ha invece torna a le piume. Sultana d'Ottoman volta allo scampo Sangario invoca, e gli esecrati incanti; Ei di battaglia a scongiurar sul campo Va i morti corpi, quivi oprar suoi vanti: Surge un estinto nel tracciato campo Degli incantati al suon magici canti; All'annunzio di quello, offre sua vita Per dare al re la bella Irene aita.

Ella lo guardò coi grandi occhi incantati, rannicchiata sul suo petto sotto la violenza melodica di quelle parole, che le trascinavano il pensiero alla deriva. Ma in quella positura, a lungo andare troppo incomoda, ogni tanto si tirava su al suo collo con le scarpine puntellate nelle sue gambe. Niente! adesso io non parlo più, ella esclamò con un sorriso. Sar