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Aggiornato: 27 giugno 2025
Per fede il tocca con la mano de l'amore, quasi certificandosi di quello che per fede vide e cognobbe intellectualmente. Chi el gusta? el gusto del sancto desiderio. El gusto del corpo gusta el sapore del pane; ed il gusto de l'anima, cioè il sancto desiderio, gusta Dio e uomo.
La dama faceva le maraviglie, con un accento che aveva più del tartaro che del francese; e l'Illustrissimo seguiva: Così è, cara contessa! delle donne come voi ce n'è poche.... Di rado lo spirito e il buon gusto vanno di conserva colla bellezza; e le nostre signore.... Oh! non mi fate dir di più, che ne conterei di stupende.
E così, a noi scettici e mistici per contrasto o per gusto di novit
E seguitava: Ti raccomando quel pomo, è il migliore di tutti, almeno a mio gusto. Questo pomo ruggine ti sembrer
E conti poco il gusto di saperne la storia?» parlava Maso. Perchè, Dio buono! la doveva venire da lontano: che barche di quella generazione sul Po, lo conosco tutto quanto è lungo, non ce ne vanno». E la moglie ripigliava: La storia sar
Gervasio, secondando il gusto dominante del padre si era dato con passione all’agricoltura e al giardinaggio. Coltivava dei bei fiori, ne faceva dei mazzi magnifici, e li presentava a sua madre nei giorni delle feste natalizie ed onomastiche. Piantava degli alberi nelle occasioni solenni, come modesti monumenti della vita domestica.
Lalla era di gusto fine, delicato; aveva il temperamento e i nervi aristocratici; per ciò, la corruzione profonda, ma raffinata, del marchese di Vharè, si rivestiva agli occhi suoi di nuove attrattive al confronto delle marachelle democratiche e trivialucce dei giovani provinciali di Borghignano, le quali consistevano nell'andare a cena colle coriste e le ballerine sudice e sbilenche, nell'ubriacarsi rumorosamente col vino da fiasco o colla birra, nel rovinarsi, a poco a poco, ai tavolini delle trattorie e colle carte nostrane, senza il lusso e l'effetto drammatico di una bella catastrofe rumorosa.
Capisco, ci sono certe delicatezze che non guastano, in nessuna parte del mondo. Ma facciamo un pochino come i nostri gioiellieri, che svecchiano con tanto amore le antiche forme paesane. C'era buon gusto anche in Etruria; non ne pativano difetto Ercolano e Pompei.
Filippo Marliani, che era pure quel che si dice un bel giovane, e che era stato anche ricco, aveva il difetto di essere assolutamente privo di ogni idea estetica, non sognava che a questo mondo esistesse il sentir fine, non aveva alcuna nozione nè innata nè acquisita del buon gusto. Filippo, da parecchi mesi, trovavasi in una terribile crisi finanziaria.
In mezzo a costoro passarono quattro lunghi anni, e spesse volte Esmeralda, che nella sua pazzia aveva serbato il gusto per il canto, ed il giovinetto suonatore col lucro da essi guadagnato avevano servito al sostentamento di tutta quell'orda, colla quale a piè nudo aveano talvolta percorso gran parte d'Italia e di Europa. Il giovinetto Selvaggio aveva saputo resistere alle battiture ed agli strapazzi inumani di quella barbara e mercenaria gente; ma non seppe frenare il suo impeto giovanile quando un dì vide orribilmente frustare la madre perchè si era ricusata di cantare e far capriole e salti su di una pubblica piazza. Favorito dalla notte, venduto quel gioiello che la madre teneva al collo, ei si era procacciato tanto denaro quanto fosse occorso per fare il viaggio da Genova a Livorno. Giunti in questa citt
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