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Aggiornato: 9 giugno 2025
Bene: disse allora, facendosi coraggio, la vedova: è un tale che può ajutarci e ajutare anche voi.... sì, vedete, me lo disse tante volte. È quel signor Omobono.... Ancora quell'uomo? Non mi fate quegli occhi; non mi guardate così. Tacete! capisco adesso questo mistero d'inferno.... Voi siete tanto buona che non arrivate a comprenderlo.
Io la credo molto sofferente, proseguiva il conte; ella m'interessa assai! La sua meravigliosa rassomiglianza colla famiglia dell'Isola fu un vero bene, ripeto; fu essa che mi guidò. Guardate il ritratto di mia madre, col quale soltanto potei persuadere vostra sorella della verit
NENNELE, ANDREA, poi la signora LABLANCHE colla piccola, poi GIULIA. Signorina. C'è la signora Lablanche. La sarta? Cosa vuole? Domanda della signora. Ha con sè la piccola con una scatola. O Dio! Non le avete detto? Ho detto. Ma insiste. Guardate se il pap
Ma non fuggite. Cresce la vostra folla. Un immenso arruffio di camiciole e di corsetti stracciati copre i sentieri fra le esplosioni delle risaie, spaccate dai proiettili.... Il cielo ha munizioni abbondanti! Guardate quei treni di nebbia violacea che passano all'orizzonte! I loro lenti vagoni sono pieni d'accumulatori atmosferici e di tempestosa dinamite! Artiglieri dello zenit! Raddoppiate il tiro! La canaglia strappò gi
Oh, a proposito, interruppe Gioconda, voi che lo chiamate sempre analfabeta, guardate qua, come sa scrivere bene.... Ah, è capace di fare la sua firma? esclamò Ariberto. E prese la lettera che Gioconda gli porgeva e la volse e la rivolse: una calligrafia verticale, alta, precisa come uno stampato; la calligrafia d'un uomo risoluto e tenace. Bene! seguitò Ariberto.
Queste considerazioni faceva il Conte di Provenza, e quasi disperava: poteva avventurare l'assalto, e lo avrebbe tentato; tuttavolta troppo gli comparivano forti quelle muraglie, e troppo cautamente guardate, per correre il rischio con qualche speranza di buon successo: se ne fosse, come sembrava, ributtato, avrebbe diminuito l'ardore dei suoi Francesi, soliti a ingigantirsi nella prospera fortuna, a sgomentarsi oltre il dovere nell'avversa, perduta la fama d'invincibile che sì l'aiutava.
Ma era proprio dentro al seminato quella rozza rognosa? domandò nel tono più naturale che potè. Certo. Laggiù, guardate, poco più sotto dalla no.... Ma la parola morì in urlo disperato. Carluccio, profittando del momento ch'egli si voltava accennando con il dito, gli aveva dato una fortissima spinta.
Guardate, bambini, questo bel grappolo d'uva! Io lo serbo, non gi
«O voi che sanz’ alcuna pena siete, e non so io perché, nel mondo gramo», diss’ elli a noi, «guardate e attendete a la miseria del maestro Adamo; io ebbi, vivo, assai di quel ch’i’ volli, e ora, lasso!, un gocciol d’acqua bramo. Li ruscelletti che d’i verdi colli del Casentin discendon giuso in Arno, faccendo i lor canali freddi e molli,
Guardate, ho qui il vostro ritratto. Ah sono vostri questi versi? E di chi potrebbero essere? Li ho scritti ieri sera. Ero uscito per venire da voi, ma giunto al vostro portone vidi la carrozza che vi aspettava. Allora mi ricordai che andavate al ballo, fui tentato di salire a darvi la buona sera, ma il pensiero di vedervi in una toeletta che detesto mi trattenne.
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