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Aggiornato: 26 giugno 2025
Che cosa c'è? domandò la marchesa agitata. C'è qualcheduno qui. E volse la testa dalla parte verso cui abbaiava la cagnetta. Vanardi vide innanzi a sè la pelle d'alluda di quel viso da mummia con due occhi semi-spenti senza luce e senza vita, e si piegò in un profondo inchino. Chi è costui? chiese la vecchia quasi atterrita: come qui? chi l'ha fatto entrare?... chiamate Grisostomo, Carlotta.
Fin qui non c'è male. E com'è diviso il dramma? |Grisostomo|. Regolarmente, a creder mio. Ma non ho coraggio di dirvi che... |Tutti|. Ebbene, com'è diviso? |Grisostomo|. Oimè!... Di grazia, parliamo d'altro. |Tutti|. No no, vogliamo saperlo. |Grisostomo|. Vi basti ch'io vi dica che neppure Shakespeare ha osato divider cosí un... |Tutti|. Insomma, com'è diviso? |Grisostomo|. Oimè!
Progredendo egli sempre piú nello studio dell'arte e del cuore umano, e nobilitando sempre piú i propri pensieri, la verseggiatura e lo stile, è da credersi ch'egli salirá a quell'altezza di perfezione poetica verso la quale ha voluto fare un passo colla sua Narcisa. |Grisostomo|. Nascita, romanzo in quattro canti, di C. TEDALDI-FORES. Milano, presso Batelli e Fanfani, 1818.
|Grisostomo|. |Idee del signor Sismondi sul poema di Dante| Piaccia a' lettori di richiamarsi alla memoria l'Articolo sopra un articolo inserito nel numero 34 del Conciliatore, e la licenza chiesta loro di recare in altro numero un transunto delle considerazioni del signor Sismondi sulla Divina commedia, stampate da lui nel suo libro Della letteratura del mezzogiorno d'Europa.
Primo pensiero del pittore fu di scappare di trotto; ma la ragione lo soprattenne. Ho tanto, tanto bisogno di parlarle! diss'egli. Il servo si strinse nelle spalle. Eh! dicono tutti così. Chi è che vi manda? Come? chi mi manda? Sì, voglio dire da cui siete raccomandato. Da nessuno. Ah! allora avrete parlato col signor Grisostomo. Non lo conosco. In tal caso, mio caro, non sarete ricevuto mai.
Egli si concertò col carceriere; e, venuto alla torre in cui gemeva custodito il suo rivale, trovò modo di scagliargli contro, da una finestra, la propria lancia. Il colpo fu assestato con tale gagliardia, che traforò il Macias da parte a parte. Quel meschino stava allora appunto cantando una canzone da lui composta per la donna del suo cuore, e spirò col nome di lei sulle labbra. |Grisostomo.|
Diavolo! Come ho da fare? Menatemi dal signor Grisostomo. In questo momento è fuori di casa: tornate dopodomani. Dopodomani! ripetè il poveretto lasciando cadere la testa e mandando un sospiro desolato che diceva tutta la sua disperazione. In questa attraversava l'anticamera quella vispa fanciulla che abbiamo veduta nel fondaco di messer Agapito incontrarsi appunto col nostro disgraziato pittore.
Che cosa avete fatto a Mimì? Vieni qui, carina.... O Dio, come zoppica!... Siete stato voi che me l'avete rovinata.... Insolente! andate fuori... ch'io non vi veda più... Grisostomo, fate uscire costui.
|La Signora|. E poiché mio marito l'avrá riletto, spero che vorrá disdirsi d'una cosa detta da lui solo per sbaglio di memoria, del quale per altro fo io le scuse al signor Grisostomo. |Grisostomo|. Ella, madama, è troppo gentile con me. Gliene rendo grazie. |Grisostomo|. Il dramma è preceduto da un prologo brevissimo in forma di dialogo tra l'impresario del teatro ed un'attrice.
|Un altro lettore|. Non dite cosí, altrimenti la beatitudine non è per noi. I pochi sono i disertori;... qui siamo in molti e molti assai. |Un altro|. E, a quel che pare, tutti buoni amici. |Grisostomo|. Me ne consolo... Non parte piú nessun altro? |Tutti|. Nessuno, nessuno. Vogliam tutti rimanerci. Parla dunque. |Grisostomo|. Mille grazie!
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