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Aggiornato: 20 giugno 2025


GERASTO. Certo ch'io non lo stimava cosí difforme, che non l'arei fatto venire e, se posso con onor mio, lo farò tornare a dietro. GRANCHIO servo, GERASTO, ESSANDRO. GRANCHIO. Questo è il largo che m'è stato mostrato, questo è il tempio, questa deve esser sua casa. GERASTO. Giovane, che vai cercando tu? GRANCHIO. Un che non ho ritrovato ancora.

NEPITA. Parlate onesto, se pur vi piace, che vi devreste vergognare. NARTICOFORO. In che ho peccato?... NEPITA. Andate in bordello, vi dico, e innanzi quelle donne ragionate di questo. GRANCHIO. Certo, queste parole l'hanno guasto lo stomaco. NEPITA. Certo, che dovete essere un bel pappalasagni.

GRANCHIO. Ed io se trovo qualche altro Granchio che dichi che sia me, farò le mie vendette, e massime se si ar

GRANCHIO. Se l'ho lasciati nell'osteria or ora, si muovono se prima non gli porto la risposta! Come può esser questo? GERASTO. Come non può essere, se è stato? GRANCHIO. Non vi ho trovato dunque, perché non siete quello che vo cercando. Ma io tanto cercarò che lo trovarò. GERASTO. Anzi tu non devi esser quello che ha inviato Narticoforo a cercarmi. GRANCHIO. Voi come vi chiamate?

Dal capo vien la tigna, diceva il Luciani dal suo cantuccio; però incominciamo a perquisirle la testa: separate in prima i capelli per bene, guardate con diligenza la cotenna... voi, signora Dorotea, forbitevi gli occhiali... ve lo ripeto per la ventesima volta... voi le troverete una macchietta livida, o nera un poco più grande di una lenticchia... come sarebbe a dire un granchio secco... avete trovato?

ESSANDRO. Vien qua tu: conosci costui chi sia? GRANCHIO. Nol conosco il viddi pur una volta. ESSANDRO. Se non mi dici chi sei, ti passerò questa spada per i fianchi. NARTICOFORO. Saltem, annunciatemi, in che v'ha egli offeso? ESSANDRO. Non si vergogna questo pedante pedantissimo, feccia di pedanti, voler fare una mia cugina per moglie al suo figliuolo.

Tu non entrerai in casa mia, ché, avendo nome Granchio, dubito che non sii granchio da dovero, che granciassi, sgraffignassi, arruncinassi con queste tue unghie di aquila alcuna cosa. La mia casa non è buca per te: non senza cagione ti han posto nome Granchio. GRANCHIO. A me fu posto nome Granchio, ché come avessi cento mani e cento piedi, tutti adopro in serviggio del mio padrone.

CRICCA. Il granchio lo prendete voi e il canchero! ALBUMAZAR. ... egli è morto, mortissimo, perché il raggio direttorio è gionto alla casa sesta,... CRICCA. Dice che vi bisogna far un rottorio dietro la testa, perché purghi li mali umori. ALBUMAZAR. ... e negli luoghi della morte è gionto il suo afelio,... CRICCA. Poveretto! dice che è morto e fete!

GRANCHIO. Certo che bevendo non mi bevo i comandamenti del padrone, voi per farmi avanzar tempo mi faceste bere una voltarella, come è mio costume, prima che mi parta dall'osteria; e io poco me ne curai, pensandomi che questo medico ne avesse ricevuto con un banchetto da imperadore.

50 Poi che ad alto vien, ch'un picciol punto lo può stimar chi da la terra il mira, prende la via verso ove cade a punto il sol, quando col Granchio si raggira, e per l'aria ne va come legno unto a cui nel mar propizio vento spira. Lasciamlo andar, che far

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