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Aggiornato: 8 giugno 2025


Quiv'era men che notte e men che giorno, si` che 'l viso m'andava innanzi poco; ma io senti' sonare un alto corno, tanto ch'avrebbe ogne tuon fatto fioco, che, contra se' la sua via seguitando, dirizzo` li occhi miei tutti ad un loco. Dopo la dolorosa rotta, quando Carlo Magno perde' la santa gesta, non sono` si` terribilmente Orlando.

Dobbiamo dire che il cuore dell'uomo abbia davvero bisogno di poesia, se la cerca e la trova perfino tra gli orrori del delitto, fra i gemiti delle vittime, fra il sangue che gronda, fra le gesta dei ladri e degli assassini, tra le acute, perseveranti indagini, e fra il cigolìo delle catene!

Noi potremmo ora sgranare piamente il rosario degli adolescenti che caddero nella nostra guerra, come Roberto Sarfatti: ad ogni nome un’Ave, ad ogni gesta un Gloria. Tutte le sere, dopo il lavoro e prima del giusto riposo, ciascun uomo e ciascuna donna italiana dovrebbe recitarlo, in umilt

Ille ego qui quondam formaio plenus et ovis quique, botirivoro stipans ventrone lasagnas, arma valenthominis cantavi horrentia Baldi, quo non Hectorior, quo non Orlandior alter, grandisonam cuius famam nomenque gaiardum terra tremit baratrumque metu se cagat adossum, at nunc Tortelii egressus gymnasia, postquam tanta menestrarum smaltita est copia. Baldi gesta maronisono cantemus digna stivallo.

E raccontava le gesta di queste civette con la identica compiacenza con la quale due secoli innanzi avrebbe raccontato quelle del nobiluomo Almorò che aveva preso una bandiera ai Turchi, e del nobiluomo Biagio che a venticinque anni aveva sbalordito il Maggior Consiglio con la sua eloquenza.

Di questa vittoria memorabile Costanzo ebbe più dispetto che piacere. Alla corte di Milano si chiamava Giuliano, per ischerno, Vittorino. I cortigiani finsero di dare tutto il merito alle sapienti disposizioni dell’imperatore, e costui si prestò alla stolta adulazione, per modo da lasciare, negli atti imperiali, una relazione della battaglia di Strasburgo, nella quale egli figurava come il tattico glorioso della giornata, dimenticandovi affatto il nome e le gesta di Giuliano «che, dice Ammiano, egli avrebbe profondamente nascosto, se la fama non sapesse tacere le cose gloriose, sian pur molti coloro che le vogliono oscurare

Poichè Emilio Rey non è più, tramandiamo ai posteri la sua fiera e simpatica immagine, narriamo le gesta della sua vita gagliarda che mai venne meno al dovere del giusto e del prode. Che le generazioni avvenire sappiano chi fu e come fu Emilio Rey!

«E voi che vi millantate Italiano ed apprezzatore delle gesta dei Mille, in cui tutto dev'essere generoso e decoroso per la patria italiana, perchè v'incaricate di molestar la pace di due fanciulle che non vi offesero e che appartengono a quella nobile schiera

Non è l'amore per suo cugino che lo ha fatto accorrere qui così presto.... Egli vuole ottenere un ufficio molto lucroso e spera ottenerlo con la sempre maggior influenza che il duca, dopo le sue ultime gesta, ha acquistato sull'animo del Re. Il marchese è rovinato, riprese l'avvocato Cotella.

Quiv’ era men che notte e men che giorno, che ’l viso m’andava innanzi poco; ma io senti’ sonare un alto corno, tanto ch’avrebbe ogne tuon fatto fioco, che, contra la sua via seguitando, dirizzò li occhi miei tutti ad un loco. Dopo la dolorosa rotta, quando Carlo Magno perdé la santa gesta, non sonò terribilmente Orlando.

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