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No, no, la interruppi io; ho preso la mia decisione; sai che le poche terre che abbiamo mi sono state a parecchie riprese cercate da Gervasio, il ricco mandriano; le posso vendere domani; se voglio, e a patti d'oro.

Tutte le passioni umane, e i diversi partiti politici si concentravano nel cervello del mondo; la vita era una lotta di forze contrarie che si agitavano convulse fra gli amari disinganni del passato, e le più esagerate illusioni dell’avvenire. Ad un’anima mite e senza ambizioni, come quella di Gervasio, la vita tumultuosa rendeva più doloroso l’esilio.

Maddalena e Maria presero posto fra le donne vestito a lutto, col capo coperto da un velo nero, che occuparono sei file di banchi disposti ai lati della grande navata per tutta la lunghezza della chiesa. Gervasio e Silvio si collocarono in modo da veder bene le cerimonie e da udire il discorso che venne pronunziato in onore dei morti.

La prima visita di Gervasio e di Silvio fu fatta al Cimitero, ove portarono una ghirlanda sulla tomba del padre e del nonno. E quando Treviso celebrò nella cattedrale solenni esequie ai martiri della patria, tutta la famiglia Bonifazio assistette alla grandiosa cerimonia.

Gervasio abbassava la testa, e procurava di distrarsi colle cure del giardinaggio e dei campi, cercava di far conoscenza con delle persone che dividessero i suoi gusti, e vedeva nella associazione al lavoro, non solo un vantaggio, ma eziandio un vero piacere.

Poco tempo dopo arrivava dalla Francia una cassa pieni di arredi da donna con una lettera di Gervasio, nella quale egli si congratulava col fratello per il prossimo matrimonio, e gli faceva mille scuse se osava spedirgli il corredo della sua povera defunta, ancora nuovo, per l’immatura sua morte. «Non saprei farne un uso migliore, egli scriveva, la tua sposa non se ne offenda se la tratto fino da questo momento come sorella; fra fratelli che si amano quello che è dell’uno è anche dell’altro.

Dopo lunghe sofferenze, consolate dalle cure assidue e dall’affetto delle signore, il povero vecchio morì benedicendo la casa nella quale era vissuto tanti anni onesto e laborioso, benedicendo le sue padrone che amava teneramente, e lasciando un addio cordiale al suo Gervasio e a Silvio, che si doleva di non aver veduti prima di morire, ma profetizzava che sarebbero ritornati presto alla loro casa, in seno della madre affettuosa.

Gervasio s’imbarcò in un bastimento francese, e il vecchio soldato, sostenendo sotto il braccio il più giovane dei suoi figli ferito, ritornò alla sua villa.

Era forte e coraggioso, ma trovandosi in mezzo a quel buio profondo, affatto solo e senz'armi, appena l'impressione del primo istante fu sbollita si pentì di non aver chiesto a Gervasio un fucile, un coltello, una difesa qualunque. Non gli conveniva rifar la strada: scese dal baroccio, strappò un grosso palo da una vigna e, munito di esso, continuò con maggiore confidenza.

Il vecchio Mosè la secondava del suo meglio, e contemplando i ritratti di Gervasio e di Silvio si commoveva al pensiero di vederli giungere al cancello, incontrati dai genitori e dai parenti, fra il giubilo degli amici, dei concittadini, di tutti coloro che amavano e stimavano Gervasio, del quale gli chiedevano sempre le nuove.