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L’infelicissimo marito perdette la sua diletta compagna nel primo anno di matrimonio, il neonato perdette la madre nel primo mese di vita. Sotto il colpo inaspettato dell’improvvisa sventura, lontano dai cari parenti, fra il suocero e il cognato al pari di lui disperati, Gervasio risentì tutto il peso dell’esilio e dell’isolamento.

Quando i suoi tre nipoti, Gervasio, Alessandro e Silvio gli stavano intorno, il vecchio continuava le sue osservazioni, e i consigli, e diceva:

Per Stefano non ci poteva esser dubbio, poichè non era in caso di tenersi in piedi senza l’aiuto d’un bastone, ma Gervasio storpiato alla mano destra si rifiutò recisamente di ritornare a vivere sotto il governo austriaco, preferì di condannarsi all’esilio. Il padre non volle insistere, nella speranza d’un pronto risveglio della nazione e d’un ritorno alle armi. La separazione fu dolorosa.

La nonna fu contenta, lo zio Gervasio fu soddisfatto, e Andrea nell’entusiasmo; gli pareva proprio di toccare il cielo colle dita. Il solo maestro Zecchini tentennava la testa, con evidente malcontento. Avvezzi alle sue continue obbiezioni non furono sorpresi dei dubbi, degli ostacoli, dei cavilli che avrebbe tirati fuori anche in questa circostanza, e lo pregarono di spiegarsi francamente.

Vengo anch'io, vengo anch'io mormorava Marco desideroso di poter scarrozzare: ma quell'altro non voleva incomodi e senza tanti complimenti si liberò di lui con una scudisciata. Poi giù, giù, lungo il Serio a rotta di collo. Passò per Bondione e si arrestò un attimo da Gervasio a chiedergli notizie. Sbucarono su la via in quattro o cinque, ma non seppero dirgli nulla di preciso.

Anche questa antica teoria del maestro risvegliava le più lontane memorie giovanili nell’animo commosso di Gervasio, il quale ammirava la fermezza del vecchio nel conservare i suoi convincimenti, e gli diceva:

Sicchè senza aspettare che i vecchi si risvegliassero, per dar loro il buon giorno, siccome ero solito fare fin dall'infanzia, presi il cappello e i miei ferri e mi avviai verso i pascoli di Gervasio, dopo aver raccomandato a Gina di non porre piede fuori dell'uscio, promettendole poi che sarei stato di ritorno al più presto.

Gervasio restava sbalordito. Le quarantottate!... il 1848 l’aveva lasciato storpio, aveva veduto coi suoi occhi i morti di Marghera, e del Ponte, gli pareva che le congiure, le carceri, i patiboli, la guerra non fossero retorica, ma forse si era ingannato. Egli pensava che la libert

La violenta commozione gli aveva fatto salire il sangue al cervello; l’apoplessia, e il colpo ricevuto alla testa lo avevano ucciso. Gervasio aspettava il momento di passare il Mincio, quando ricevette la triste notizia. La pace di Villafranca che lo privava della patria, gli aveva rapito il padre.

Povera Maddalena!... quando li vide entrare pallidi e magri, col suo Stefano ferito, e senza Gervasio, fu costretta di sostenersi ad un albero per non cadere; poi fatto animo e ripreso fiato si gettò nelle braccia loro esclamando: