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Aggiornato: 8 giugno 2025
Altri si son pure trovati nella medesima situazione, padre mio. Sire, poichè la M. V. mi ordina di aprire i libri santi, io oso leggervi? E cosa vi leggete voi? Nella Bibbia, sire, l'analogia è una chiave. Si parla di una radice di Jesse e s'intende Gesù. Geremia parla della Regina coeli, e la s'intende Maria. Ebbene... Ebbene? Sara non aveva figliuoli da Abramo.
Entrava nel portone dei palazzi più aristocratici e, con fisonomia sorridente, affabile, chiedeva al portinaio: Sta qua di casa il signor Geremia? Nossignore. Eppure!... non è questo il numero 43? Sissignore. Ma allora il signor Geremia sta proprio qua, al secondo piano! Le dico di no: al secondo piano, c'è il conte di Santafiora. Ma che conte di Santaflora! Vi dico che è Geremia.
Venendo ora a parlare del Tempio di Salomone, dobbiamo avvertire anzitutto essere cosa quasi impossibile il darne una descrizione esatta: inquantochè siano assai incomplete le nozioni che ci vengono somministrate dal primo libro dei Re, e dal secondo delle Cronache; e non si accordino totalmente quelle che troviamo nei libri di Geremia e di Ezechiele.
PADRE GEREMIA DA PISA. Generale dei Minori di San Francesco. Roma, li 6 maggio 1840. Unito a queste lettere era un chirografo che conteneva la confessione più esplicita della Vascello e di Narciso relativa alle vicende dell'Angiolina, che gi
All'apparire di Lorenzo tutto quel frastuono cessò. Il comandante! fu la parola che corse sommessamente lungo le sponde della tavola. Il comandante? ripetè, ma più alto, una voce fessa e impacciata dal vino. Viva il comandante, e si beva alla sua salute! Zitto, Geremia! gridò il Martini. Tieni la tua parlantina per questa notte.
A ogni modo, proseguiva il Bonacci, imperturbabile, non vorrei fare equivoco. Informatevi un po' se sia veramente lui: Nicodemo Geremia, condannato a sei anni, per falso in atto pubblico.... Domani, ripasserò. E usciva con passo veramente solenne.
Conceduta a Squarcia de Riso la terra di Melise in val di Crati. Ibid., fog. 96. Detto, 14 luglio. Conceduta a Matteo ed Arrigo de Riso militi, e a Francesco de Riso da Messina la terra di Geremia in Calabria. Ibid. Son le parole stesse del Neocastro voltate in italiano, e in qualche luogo abbreviate. Bart. de Neocastro, cap. 25, 26.
Il Conte gli mosse dietro richiamandolo, non senza aver prima con un suo riso amaro osservato: Vedi, Marzio, s'ei fosse stato un figliuolo mi avrebbe morso! «La nostra pelle è divenuta bruna come un forno per l'arsura della fame.» Geremia Lamentaz. V. n. 10. «E Iddio separò la luce dalle tenebre.» Genes. C. I. n. 4.
E il Tarlati, e il Geremia? Oh, ci sono, questi due, ci sono; ma il primo, mogio mogio, s'è accovacciato nella paglia e dorme dalla paura; il secondo è ubbriaco fradicio, e non fa che rompere il capo alla gente. Lo senta; grida come un dannato.
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