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Non isperate mai veder lo cielo: i’ vegno per menarvi a l’altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo. E tu che se’ costì, anima viva, p

In quella vivente immagine dell'amore che vince la morte, era alcun che di così santo, di così schiettamente sublime, che il figlio di Alessandro Montalto, il superbo Aloise, sentì sciogliersi il gelo del cuore, e corrergli mutato in ardenti lagrime alle ciglia.

Alfredo voleva seguirlo: ma un gelo lo sorprese in mezzo al cuore, le membra ricusavano prestarsi al più piccolo movimento; invano tentò chiamare aiuto, poichè il labbro era incapace di proferire un accento. Era la mano di Dio che lo voleva liberare dall'abisso; egli cadde spossato a piè della scala che metteva all'appartamento superiore.

Sotto i brividi Della rigida tempesta Senti il gelo Che t'invade e che t'indura, Umil conca d'acqua pura Presso il cielo. Pende dal chiodo sul guancial, di grani fitto il rosario della nonna mia: pende e sui sonni miei torbidi o vani l'ombra distende pia: Fanciullo, il tintinnir mi piacque e il lento volger di questa coronina antica; e ancor quando la tocco ancor ne sento uscir la voce amica

Solitudin di gelo.

Se viene il gelo, l'uragano, un sole troppo caldo, essa muore od appassisce; ma tu resisti, o forte fanciulla, tu combatti, sai di dover vivere, di essere utile, e mentre tua sorella se ne va per quattro mesi Dio sa dove ed a fare chi sa che, tu da gennaio a dicembre ci sei sempre presente.

Alme sono, in cui ragione Ed amante fantasia Tal serbarono armonia Che abbellisce ogni pensier: Chi ragion vuol tutta gelo Senza slanci, senza affetto, Tarpa l'ali all'intelletto, Non s'innalza fino al ver.

Una vecchia, una vecchia mendicante, mi diceva: Pregate pei morti. Oh morto mi sentivo io! perchè nell'anima avevo il gran gelo dell'oblìo! E, volgendomi alla terra, supplicavo: Ditemi voi! Voi siete ben più felici di noi, quando siete ricordati!

Sai tu bene ohe sia la solitudine lapidaria, che sta fra terra e cielo senza speranza?... e puoi, tu, di quel gelo farti una veste di beatitudine?... Sei ben certa d’aver gettato ai sassi, dietro le spalle, tutto, proprio tutto, tanto che il mondo di te porti il lutto come se fossi, diaccia, fra quattr’assi?...

E cominciò a incensare la Spagna, il paese, secondo lui, più romanzesco di Europa; e a interrogarmi intorno ai nostri scrittori contemporanei dei quali non conosceva neppure un rigo. La serata trascorse in un soffio, e pareva che pei discepoli fosse rotto l'incanto; si agitavano e parlavano, giacchè in quella sala del trono vera sala d'inquisizione poetica! soltanto un incidente casuale, come la presenza di uno straniero, poteva recare l'animazione della controversia e rompere il gelo del rispetto quasi jeratico. Alle dodici, Vittor Hugo mi congedò. Mi regalò il suo ritratto e quello dei suoi nipotini, col suo autografo, e mi baciò in fronte; costume francese, che se in altra occasione, a me spagnuola, sarebbe parso cattivo gusto, ora mi riuscì commovente in persona di quell'ottagenario gi