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Si alzò ancora una volta, e si mise a brancolare nel buio. Ma camminava con fatica, sia perchè l'acqua infiltratasi da varie parti aveva reso il terreno fradicio e molle, sia perchè le gambe stentavano a reggerlo. Aveva un gelo nell'ossa; solo la testa gli ardeva come se fosse tra le vampe d'una fornace. Era gi

Udendo quel nome pronunciato in quel modo, un doloroso gelo mi colse, lasciai la mano di lei che prima tenevo tra le mie. Essa la riafferrò ansante. Non far così disse piano non far così, non far ch'io lo debba odiare! Mi dolsi di me stesso, le chiesi perdono di quell'atto. Lo sai mi rispose con dolcezza dolente che tu sei tutto per me nel mondo, ch'io sono una parte di te.

Il gelo della strada ci fa amare di più il tepore della casa. Caterina Oh, come nevica! Ludovico Attenta che il freddo non s'insinui nelle stanze da letto. Caterina Le porte sono ben chiuse. Ludovico E il tuo piccolo padrone che fa? Caterina Ludovico Caterina No, lascialo stare. Ludovico Neanche vederlo? Che gelosa! Che gelosa! Caterina Come c'entra la gelosia? Ludovico

La chiusa gelò sul labbro la sensazione di piacevolezza che l'aneddoto vi dipinse. Dall'opposta sponda della Cornicella, sovra altra barca tragittammo lo stretto canale che separa le due isole, e approdammo in Ischia.

Andava in quella vece da Filippo Bertone, dal suo fortunato rivale, in cui la sera antecedente egli vedeva ancora un nemico. Filippo gli aperse le braccia e se lo strinse al petto con tenerezza fraterna. Voleva sorridergli; ma lo vide così stralunato, che il sorriso gli si gelò sulle labbra. Mio Dio! esclamò egli impallidendo. Che ti è accaduto, Ariberto?

È una cosa che non ho mai potuto capire. Il mio cuore in quel momento parve voler scoppiare e subito dopo, quando Lo vidi ritto innanzi al cancello, si strinse improvvisamente, impietrò. Sentivo che una maschera di gelo copriva la mia faccia.

Nelle valli di Fenestrelle stagnava un morto nebbione: i torrenti scrosciavano colle note basse della loro più tetra solitudine, direcciando dai picchi squallidissimi, o tra le rupi invetrate di gelo rotando colla schiuma cinericcia: pendevano secchi e scarmigliati dai ciglioni a squarci gli arbusti selvatici: gli abeti davano le loro tinte fosche a quell'immenso cimitero della natura: cadevano foglie e cortecce e rami e poveri uccelli migranti che non vedevano più cielo: il cielo era una caligine sola e le montagne, che v'immergevano le cime, mostravano le loro ossature di macigni profilate di nevi, disegnandosi come bigi carcami raccosciati o caduti.

Il garzone, a quella vista, arse e gelò; ma non si tenne più. Appena i due furono entrati nell'andito del portone, egli sguisciò fuor della bottega, passò cautamente di fianco alla carrozza, e pigliate le scale, salì dietro le loro spalle, senza fare il più piccolo romore. Per bacco! sono un po' lunghe codeste scale: diceva il vecchio signore all'altro che lo precedeva.

A quegli uomini, prostrati dalla fame e dalle fatiche, egli mandava mantelli per ripararsi dal gelo notturno. Li visitò anche un giorno egli stesso, e disse loro: «Eccomi: io son colui che ritenete vostro nemico e di cui avete giurato la morte.

Il suo amore, nato di gelosia in un momento di spasimo, si illanguidiva a poco a poco come una pianta delicata che il gelo consuma. Aveva sofferto tanto per quell'uomo: non poteva soffrire di più. D'altra parte, quella bimba nata morta le aveva rapito forse per sempre la speranza di una nuova maternit