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Aggiornato: 8 giugno 2025
E voi tacete di lassù, perfido cane; gridai, raffidato da quella buona andatura, e cercando di volgere il nostro caso in burletta; siete voi che m'avete fatto incespicare, obbligando Galatea, la più candida delle ninfe, a seguirmi nell'acqua. Lasci star Galatea! rispose la mia nuotatrice. Quella poverina ha rimorso d'essersi messa a correre come una bambina matta. Perchè rimorso?
Lo aiutava la signorina Wilson, presentando la chicchera ai cavalieri; gran degnazione in lei, nuovo pregio che si aggiungeva alla cosa, e per cui Galatea si tramutava in Ebe. La seconda immagine non è mia; è del commendator Matteini, giubilato come conservator d'ipoteche, ma non ancora come conservatore delle buone tradizioni letterarie.
"Nel mezzo del cammin di nostra vita!" Non ci sono ancor io, Dante da strapazzo, ancor io? Galatea è invaghita di Aci; non può essere altrimenti. Se un Aci non è ancora capitato, mettiamo pure che non sia molto lontano.
Galatea legger
Questo Polifemo era innamorato di Galatea, la quale era una bella ninfa del mare, bella e bianca come il latte. Aveva un solo occhio, Polifemo, ma le lagrime che pioveva per la passione di Galatea non erano per ciò meno abbondanti, e i sospiri che mandava su la zampogna silvestre facevano tremare le foreste dell'Etna.
A me non si disse nulla, che avrei saputo rispondere; a Buci nemmeno, che avrebbe potuto cavarsela ridendo. Per me, soltanto, ci fu a quattr'occhi una bottata di Galatea. Che odore, questa mattina, all'Acqua Ascosa! un odore acuto... come di pelle di Spagna. Ah sì? risposi, colpito in pieno petto, ma non volendo parere. È poi l'odore delle rose canine e dei fiori di rovo. Ce n'è tanti laggiù!
Ma se anche fossi stato meno sbercia di quel che sono, credo che non mi sarei cavato con le mani mie dal pericolo di stamane, perchè non ero più in tempo di seguire il consiglio di Galatea.
Ma Galatea veniva su dal mare e gli faceva, maramao! e poi con le compagne vezzosamente rideva del rozzo amatore, e tratta dai delfini, gli facea davanti scorribande pel glauco mare. Queste cose, assai vecchie, sono consegnate nei libri degli antichi poeti. Ma i poeti hanno trascurato di dirci che guai per Galatea se fosse giunta a tiro di mano di Polifemo!
Sì, bravo, respiri; -mi disse Galatea, ridiventata ninfa marina per me, quantunque in acqua dolce. E adesso, se può nuotare adagino.... Nè adagino, nè altrimenti; risposi. Ho le mani intormentite da certi colpi dell'altra settimana, e m'è tornato il dolore, acutissimo.
Capisco ora perchè si fosse addormentato il lettore. Oh! gridai. Non faccia questo torto ad Orazio, nè a Galatea, il cui bel nome le è capitato sott'occhio. Mi ero addormentato qui, perchè avevo dormito poco stanotte. Ha ballato? mi chiese, ammiccando. Io! Le pare? Ah, sì, è vero; non son cose per Lei, che è... se lo lascia dire? L'orso di Corsenna? Dica pure liberamente. Come lo sa?
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