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Aggiornato: 8 giugno 2025
Mentre un gaglioffo di doganiere afferrava il morso della puledra, il visconte gli si accostò con un pretesto, e facendogli scivolare nella mano una carta di visita, gli disse sottovoce rapidamente: Eccoti l'indirizzo di una dama... Silenzio!... discrezione! fra un mese sarai ispettore... fra un anno prefetto.
FILENO. Guarda lá gaglioffo! Forse ch'io nol pensai che gli è ubbriaco, questo impiccato? M'era giá venuto il cuor, di compassione e di paura, ad un granel di miglio. Che t'han fatto? Di', Pilastrino. PILASTRINO. Son caduto giú da le mura de la ròcca. Oimei! Aiutami, qua giú nel fosso, fratello, ch'io moro. Vorrei la candela da benedire e ben da bere in questo affanno.
Riceverai disse il principe oggi stesso forse, il brevetto che ti nomina cavaliere di compagnia della principessa Bianca. Sei tu fortunato! gaglioffo!
PANDOLFO. Ed or piú che mai, manigoldo, gaglioffo, traditore, assassino! VIGNAROLO. O misero me e infelice, che volete fare? PANDOLFO. Farte misero e infelice come hai tu fatto me misero e infelice! VIGNAROLO. Merito io questa ricompensa da voi? PANDOLFO. Quella ricompensa che hai tu dato a me! VIGNAROLO. Deh! non..., deh! non..., per amor.... PANDOLFO. Per amor del diavolo!
TRAPPOLINO. Che compagno? che compagno? gaglioffo che tu sei! MALFATTO. Olá! Parla con voi, vedete. CURZIO. Ché non vieni aprire, sciagurato? TRAPPOLINO. Oh patrone! Perdonateme; adesso vengo. MALFATTO. Sta con voi quello che dite? CURZIO. Sí che sta con meco. Perché? MALFATTO. E con chi dorme? con voi? CURZIO. Non. Dorme con un altro compagno. MALFATTO. Io dormo molto ben con lo mastro.
Qualunque cosa gli venisse risposta, era per lui un'occasione ad una ciarlatina d'un quarto d'ora. Madama tale in un simile stato, aveva sofferto questo, aveva sentito quello; egli l'aveva consigliata di far così, e poi così, ed erano stati meravigliosi i buoni effetti che la ne aveva provati. Madama tal'altra doveva a lui la sua salvezza; e madama quest'altra poi? Gli è vero che la poteva dirsi una smorfiosa, che la più sazievole non s'era mai vista: ed il marito era un imbecille, a cui la si dava a bevere come a nissuno al mondo; e riparava in quella casa un certo signorino coi pizzi all'inglese, e poi anche un uffizialetto coi baffetti all'insù, i quali non era senza un perchè se stringevano tanto forte la mano di quel gaglioffo di marito, eccetera, eccetera. E passava senza arrestarsi da una famiglia all'altra, da un pettegolezzo ad un maggiore, da una maldicenza ad una calunnia, con una volubilit
STRAGUALCIA. Pedante! pedante! PEDANTE. Lassa ch'io trovi il padrone!... STRAGUALCIA. Lasciate ch'io truovi suo padre!... PEDANTE. Oh! A suo padre che puoi dir di me? STRAGUALCIA. E voi che potete dir di me? PEDANTE. Che tu sei un gaglioffo, un manigoldo, un infingardo, un poltrone, un pazzo, uno imbriaco, posso dire.
Mi raccomando. PANDOLFO. O diavolo, o trenta diavoli, o traditore, o gaglioffo can mastino, se non te ne farò patir la penitenza, possa morir squartato! Me l'hai accoccata: giá il dolore e l'affanno è tanto che mi stringono il cuore che non so come non muoia.
Poi rifletto: «può anche darsi che questo gaglioffo soffra di qualche incomodo intestinale e che i medici gli abbiano ordinato.... Se ciò fosse, avrei torto di non porgergli il mezzo di proseguire la cura.
RITA. Che non ci possi invecchiare! CECA. Oh Rita! Entrate. RITA. Non te curar, poltrone! CECA. Con chi l'avete? RITA. Con uno sciagurato ch'è a quella finestra. MALFATTO. Addio, Ceca mia. Vòi bene a io tu. RITA. Basta. Non te curar, gaglioffo tristo! CECA. Lassatelo dire, ché l'è una bestia. Venite qua. Ch'è della patrona vostra? RITA. Ne è bene. MALFATTO. Quando volemo fare quella cosa, Ceca?
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