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Aggiornato: 26 ottobre 2025


mi diparti' da Circe, che sottrasse me piu` d'un anno la` presso a Gaeta, prima che si` Enea la nomasse, ne' dolcezza di figlio, ne' la pieta del vecchio padre, ne' 'l debito amore lo qual dovea Penelope' far lieta, vincer potero dentro a me l'ardore ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore;

Il Generale s'imbarcò con gli aiutanti, le guide, i carabinieri genovesi e la brigata Corte arrivata testè da Gaeta. Dunque ieri m'ingannò! Impossibile! Ritornai, non so se sdegnato o trasognato, nella prima stanza. Ivi rividi Ripari ignudo sino alla cintola e supino sul pagliericcio. La settenne galera di Pagliano lo disavvezzò dalle materasse, dalle lenzuola e dalla biancheria.

Non era più in Roma sovrano. Il papa s'era fatto disertore a Gaeta. Una commissione governativa instituita da lui avea ricusato d'assumer l'ufficio. Due deputazioni, inviate successivamente da Roma a supplicar Pio IX, perchè tornasse, s'erano vedute respinte. E condizione siffatta di cose trascinava inevitabili l'anarchia e la guerra civile. Urgeva un rimedio.

Un brivido mortale corse per le ossa della povera Ida, udendo che il suo tentatore era in salvo, ed amorosamente essa appoggiossi a Cantoni come volesse richiederne la protezione. Pape Satan! Pape Satan! Fu verso quest'epoca la fuga a Gaeta del più abbominevole degli impostori, ciò valse a Leonida per far dimenticare la sua colpa d'aver distrutto un propugnacolo della tutt'altro che Santa Sede.

Entrati i Francesi e rientrata con essi la coorte di preti nemici che s'era accentrata cospiratrice in Gaeta, io rimasi una settimana pubblicamente in Roma. Le ciarle delle gazzette francesi e cattoliche sul terrore esercitato da me in Roma durante l'assedio m'invogliavano di provare a tutti la falsit

Stretti in concerto con Gaeta, colla Spagna e coll'Austriaco, deliberati di rovesciare ogni segno di libert

Trovavasi allora il Papa in esilio nella rocca di Gaeta, la Coblenza dell'emigrazione italiana nel 1848 e nel 1849: mentre i francesi marciavano su Roma, gli austriaci occupavano Bologna ed i napoletani si avanzavano verso Terracina. Gli spagnoli, che da molto tempo non erano più apparsi in Italia, sbarcarono a Porto d'Anzio ed occuparono tutto il paese, fino ai monti di Albano e della Sabina.

I Romani timorosi di assalti tenevano custodito il confine dal lato di Napoli, con molto loro non meno incomodo che jattura, chè la gente sparsa non potè esercitarsi nelle armi, onde l'avemmo a provare poi valorosa non perita; erano le diligenze del governo o inopportune o troppe, che fatta anco la tara, come di giusto, alle jattanze napoletane, non si poteva mettere in non cale la perpetua minaccia di rompere i confini: quotidiane per di più le provocazioni, imperciocchè parecchie barche scorressero su e giù pel lago di Fondi acclamando a gran voce: «viva il Papa! viva il Re!» a cui come di ragione i nostri rispondevano sempre: «viva la RepubblicaPeggio di tutto un laidissimo tradimento: gli ufficiali napoletani di presidio al confino venendo spesso ai quartieri dei nostri per conversare, e per bere indussero i nostri a visitarli nei quartieri loro dove festosamente accolti si trattennero alquanto in compagnevoli sollazzi, ma sul punto di congedarsi si vedono circondati da molta mano di carabinieri ed odono intimarsi la resa: non ci era da fare riparo, andarono, eccetto due il quartiermastro Bizzani che appiccato un solenne ceffone su la faccia di un gendarme si prevalse del costui stordimento per fuggire, e scappò del pari il sargente maggiore Bemi che giocando di pugni e di calci usciva loro dalle mani; si richiesero tosto con minaccia, e con minaccia fu risposto averli mandati a Mola di Gaeta perchè il Generale supremo Casella gl'interrogasse; allora misero le mani addosso ai fratelli dello Antonelli ammonendoli, che essi sapevano, e non per nulla, la legge mosaica occhio per occhio, dente per dente.

Un corpo d'esercito napoletano, trapassate le frontiere, accenna muovere alla volta di Roma. Suo intento è ristabilire il papa padrone assoluto nel temporale. Sue armi sono la persecuzione, la ferocia, il saccheggio. S'asconde tra le sue file il re, al quale l'Europa ha decretato il nome di Bombardatore dei proprî sudditi. E gli stanno intorno i più inesorabili fra i cospiratori di Gaeta. Romani!

Parola Del Giorno

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