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Aggiornato: 19 maggio 2025


I Romani timorosi di assalti tenevano custodito il confine dal lato di Napoli, con molto loro non meno incomodo che jattura, chè la gente sparsa non potè esercitarsi nelle armi, onde l'avemmo a provare poi valorosa non perita; erano le diligenze del governo o inopportune o troppe, che fatta anco la tara, come di giusto, alle jattanze napoletane, non si poteva mettere in non cale la perpetua minaccia di rompere i confini: quotidiane per di più le provocazioni, imperciocchè parecchie barche scorressero su e giù pel lago di Fondi acclamando a gran voce: «viva il Papa! viva il Re!» a cui come di ragione i nostri rispondevano sempre: «viva la RepubblicaPeggio di tutto un laidissimo tradimento: gli ufficiali napoletani di presidio al confino venendo spesso ai quartieri dei nostri per conversare, e per bere indussero i nostri a visitarli nei quartieri loro dove festosamente accolti si trattennero alquanto in compagnevoli sollazzi, ma sul punto di congedarsi si vedono circondati da molta mano di carabinieri ed odono intimarsi la resa: non ci era da fare riparo, andarono, eccetto due il quartiermastro Bizzani che appiccato un solenne ceffone su la faccia di un gendarme si prevalse del costui stordimento per fuggire, e scappò del pari il sargente maggiore Bemi che giocando di pugni e di calci usciva loro dalle mani; si richiesero tosto con minaccia, e con minaccia fu risposto averli mandati a Mola di Gaeta perchè il Generale supremo Casella gl'interrogasse; allora misero le mani addosso ai fratelli dello Antonelli ammonendoli, che essi sapevano, e non per nulla, la legge mosaica occhio per occhio, dente per dente.

Ed appunto per premunirsi contro questa non improbabile jattura, il saggio Lord Pepe aveva molta fede nell’allenamento fisico, nel giusto equilibrio dei nervi e dei muscoli, bene temprati alle fatiche della selvaggia montagna:

i nostri rimasero a vedere, solleciti palancarono e terrapienarono la muraglia per quanto lungo è il tratto che passa fra Porta Portese e Porta San Pancrazio, voltarono i cannoni del monte Testaceo contro il campo francese, e condussero un camino per recarsi incolumi al Vascello; però in paragone delle apprestate offese le nostre difese languide; sarebbe stato mestieri irrompere con gagliarde sortite, ma le ci venivano dissuase dal difetto di fosso intorno alle mura, e dalla perdita dei tanti valorosi ufficiali da noi patita fin qui, tuttavia scambiaronsi di parecchie moschettate da una parte e dall'altra, si tentò anco pigliare certe case fuori del Vascello, e non si potè a cagione della grandine di palle, che i nostri dal bastione ci rovinarono addosso scambiandoci per nemici, e fu jattura gravissima.

Insistè di nuovo specialmente sul fatto che altri che Nello era stato di certo l'assassino del pittore Roberto Gandi, che la poca oculatezza, la negligenza della polizia lo avevan lasciato sfuggire: che i ministri processanti, accecati subito dalle prime prevenzioni, non avevano, con grave jattura, ricercato. Lucertolo si sarebbe gettato al collo dell'avvocato Arzellini.

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