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Aggiornato: 17 luglio 2025
La romanza era di carattere orientale, una nenia bizzarra, a volte piena di trilli allegri, a volte piena di lunghi singulti: e due o tre signore s'illanguidivano, lasciavano liquefare il gelato nel piattello, prese dal delicato lamento della fanciulla orientale: il marito di Paola si dondolava in una poltrona, fumando, tranquillo, guardando con occhio distratto la svelta figura di sua moglie, tutta vestita di nero, tutta scintillante di perline nere.
La sera di quel giorno, verso le undici, stavo seduto a tavolino; non leggevo nè scrivevo. Fumando, con la testa tra le mani, riflettevo che il giocco, da parte mia, si era fatto serio, molto serio. Da semplice curioso, mi riconoscevo gi
Sul fuoco la baldoria dei fastelli era finita; ma in mezzo al tavolo la fiammella azzurra, mobile, silenziosa della theiera, continuava a far bollire l'acqua che gorgogliava fumando. Nel salottino spirava un'aura di tranquillit
Così dicendo, il sarcastico personaggio si accostò al tavolino, e, tolto dal vassoio il vaso del tè, ne versò quanto bisognava nella chicchera; indi vi dette un soffio, come per diradarne il fumo e presentò la tazza al signor Commendatore. Ed ora soggiunse cantarellando, ed or, signore, il cenno mio la invita... a libar questo nappo... ove fumando sta... non più il suo tè... la vita!
Notis ne fece parola allo sceicco, che finito il pasto, s'era rovesciato sui tappeti, fumando flemmaticamente. Tanto meglio, rispose il beduino. L'uragano favorir
Finchè Fausta era restata a letto, ed io avevo avuto la distrazione della compagnia di Bissi, l'irritazione che mi sconvolgeva l'animo per la delusione sofferta aveva trovato facili momentanee diversioni. Rimanevo però sotto il tormento durante la insonnia in quelle tiepide notti di maggio che spesso passavo alla finestra, fumando, con qualcosa somigliante a un chiodo calcato da crudelissima mano in mezzo alla fronte, e che a poco a poco mi produceva tale stordimento da farmi guardare, senza distinguer nulla, le case, la campagna, i monti lontani, annegati nella diffusa luce lunare, e smarrire in torbide regioni dove la facolt
La sua fronte e il suo cuore portavano impressi i solchi di tutte le passioni; adesso elle erano spente, ma le ceneri anche tepide facevano testimonianza dello incendio fumando. Il fodero durava più della lama. Orazio sopravviveva a se stesso. Fin lì erasi rimasto appoggiato a un tronco di leccio, col capo chino su i ginocchi, senza profferire parola.
Il principe, la di cui anima mormorava, lui inconsciente, i nomi misteriosi di spia, di denunziatrice, di segugio da bargello, comprese la lezione e si tacque. Ma egli non osò offrire di nuovo il braccio alla giovinetta. Il re, che giunse allora, fumando il suo sigaro, li sorprese zozzando fianco a fianco. Ei fece un segno al principe di seguirlo ed entrò nel palazzino in mezzo al parco.
Adesso voltavano un po' le spalle al paesaggio marino e avevano innanzi solo la via donde erano venuti e le campagne basse di Fuorigrotta. Ma guardavano, forse, senza vedere. Erano seduti proprio accanto, le spalle e le braccia si sfioravano, ad ogni lieve movimento. Sempre fumando la sua sigaretta, egli le sollevò la mano guantata e ne arrovesciò lentamente il morbido guanto di camoscio.
E se ne andò tra la guardia di pubblica sicurezza e uno degli allievi carabinieri. L'altro si fece aiutare dai più coraggiosi e adagiò il cadavere in quella vettura che si trovava nel vicolo. Era diventato pallido il povero giovanotto; per la prima volta si trovava accosto a un morto. La bottega della fiorista rimase chiusa per un mese. Un bel giorno arrivò don Procolo, fumando.
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