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Aggiornato: 19 giugno 2025


Ed era geloso. Un giorno, a casa Dal Bono, s'era incontrato col marchesino Moschi, ch'era venuto a fare una visita, e quell'incontro lo aveva stranamente agitato. I due giovani, presentati l'uno all'altro, non s'erano nascosta l'antipatia reciproca che s'inspiravano. Roberto capì che aveva nel Moschi un rivale, e che Lucilla non isdegnava di civettare con lui. S'informò del marchesino e gli dissero ch'era un giovine di assai scarse fortune senz'altro merito che un po' di vernice di societ

Sandrino non toccava mai una carta, il bigliardo non sapeva nemmeno che cosa fosse, e se faceva debiti era un soprappiù da segnare sul conto delle sue fortune amorose.

Se tutti gli animi franchi e tutte le lingue sincere s'abbattessero a rendersi osservabili agli amanti del vero, tutti quelli che possedono queste due qualitá goderebbero di quelle fortune che accrescono splendore a' meriti grandi di Vostra Eccellenza; ma di rado i franchi e sinceri s'incontrano in tali amanti, e per ciò, quando dovrebbero abbattersi a fortune, si abbattono a sciagure.

«Vengano avanti al giudice supremo tutti cotesti uomini a nuove grandi fortune senza fatica, e lo ragguaglino sul modo da loro usato per accumularle».

Contro a le sedi dei Celesti intanto Lucifero irrompea. De l'abusate Porte del ciel stava a custodia il divo Pietro di Galilea, l'inclito alunno Del Nazzaren, pastor d'anime e chiave Del paradiso. Udita avea la voce Del nemico imminente, e, ben che molto Fosse d'uomini esperto e di fortune, Pur sentì scioglier le ginocchia, e a guisa Di fragil canna, che tentenni al vento, Ondeggiava diviso in due consigli: O sguainar l'arrugginita spada, Che pendeagli dal fianco, e alla difesa Rimaner, benchè solo; o, abbandonata La difficil custodia ad altri o al caso, Svignarsela di furto. Audace impresa, Dicea tra , a le mie forze uguale, Tener fronte da solo a un tal nemico: Certo ei val più di Malco. E poi, degg'io Perigliarmi per tutti? Alcun non osa Impugnar l'armi, ed io restar qui devo? No, no; vadasi, e tosto: al proprio scampo Volga ognuno il pensier. Se Dio non vale A difender stesso, io lo rinnego, In fede mia, canti o non canti il gallo! Così pensando, si sottrasse. Come Al furïar di subito uragano Cade svelta dai cardini la porta D'un povero abituro: urla dal fondo La famigliòla spaventata, in quella Che ogni serbata masserizia in giro Sparge, ammucchia, avviluppa il turbo avverso; Spalancossi in tal guisa al primo tocco Di chi porta la luce il vecchio albergo Del paradiso, ovvio lasciando e vasto Al guardo e al passo del Ribelle il varco. Grande e securo e tutto lampi il volto Su la soglia Ei piantossi, e parea sole Di cotanto splendor, che incerte faci Ben dir potevi a petto a lui le stelle. Siccome spada folgorante, in pugno Un raggio acuto gli splendea; tremenda Arma, che squarcia il sen de l'ombre, e quanti Ferrei fantasmi e fiere larve han vita Con sovrana virtù spezza e dilegua. Così l'Eroe proruppe; impazïenti Del solenne giudizio a lui da presso Si versano le schiere, e tutte in giro Prendon l'aurea magione, a simiglianza Di sonanti fiumane, a cui più freno Non d

Parlando di mediocritá, due sorta ne riconosciamo: quella di coloro che, scevri da difetti al tutto grossolani, mancano poi affatto di bellezze che non sieno dozzinali; e quella del De Mena, il quale, quantunque alcuna rara volta brilli di qualche venustá non comune, ridonda poi di gravissimi ed abituali errori e di sciocchezze, che offuscano il merito delle rare sue fortune.

« Fratel caro, perchè mi è noto che le mie fortune ti recano gioia smisurata, quanto l'amore che mi porti, ti partecipo che la munificenza di Enrico IV mi ha eletto arcivescovo di Ravenna. Egli rise assai, allorchè mi gli presentai a Goslar, e gli raccontai della caritatevole trappola, cui mi avevi tesa con quel fedel duca di Puglia e quel bietolone di abate di Cluny.

E tanto piú, perché a costoro non mancano mai altre persone, che, abusandosi delle proprie fortune ed autoritá, prestano loro occulti favori e protezione, non avendo mai avuto questo privilegio il sangue nobile, tuttoché sempre degno di rispetto e venerazione, di non produrre, a guisa di frumento, qualche spica di pessimo loglio.

Perchè si è ammogliato, se non aveva fortune da mantenere la sua famiglia, se non aveva talenti da guadagnarsene il sostentamento? Perchè fare il pittore se non era buono che a scombiccherar faccie storte? Perchè ha dato la vita a quattro creature, le quali non avrebbero sofferto di miseria quand'egli non le avesse fatte venire al mondo? Perchè sopratutto ha sposato una moglie borbottona?

Con queste fortune al casato e con le politiche necessit

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