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Aggiornato: 4 maggio 2025


La penultima giornata del nostro viaggio si valicava il colle delle Cime Bianche, ancora coperto di neve, per giungere a Fiery in valle d’Ajaz, donde il domani, pel colle della Betta Forca, dovevamo scendere a Gressoney, termine delle mie escursioni. Siccome non ero mai stato a Gressoney, glie ne chiedevo per strada:

PANFAGO. Quel dottoraccio sta arrabbiato, ché non ha trovato la sua innamorata: ha cenato egli ha fatto cenar me. FORCA. O voi, togliete questo ladro traditore. PANFAGO. Io ladro, eh? voi m'avete rubbato il pasto, e io sono il ladro! Che volete da me? FORCA. Lo saprai quando starai attaccato alla corda, e il confessarai a tuo marcio dispetto. PANFAGO. Lasciate le mani voi: perché mi ligate?

RONCA. Questa volta i discepoli hanno saputo piú che il maestro: noi giovani t'insegniamo a te che sei vecchio d'anni e d'inganni. ASTROLOGO. Mi date licenza che vi dica una parola? RONCA. Dinne cento, ché noi siamo piú tuoi che tu del diavolo. ASTROLOGO. Questa vostra impietá mi fará divenir uomo da bene. ARPIONE. Non può essere che tu facci tanto torto alla forca che ti aspetta.

FLAMMINIO. Perché sei stato tanto a tornare? Tu vorrai diventar un forca, ? LELIA. Io ho indugiato perch'io volevo pur parlare a Isabella. FLAMMINIO. E perché non gli hai parlato? LELIA. Non mi ha voluto ascoltare.

FORCA. Questo è il premio di chi ave aperto la cassa e la borsa di vostro padre, e or ve le porto? PIRINO. Che borsa? che ci è ivi dentro? FORCA. Cento scudi che son il cuor di vostro padre. PIRINO. Come ce l'hai cavati dalle mani? FORCA. Basta l'avemo, a che bisogna saper il modo?

DOTTORE. Questo non vorrei io, ch'ella non patirebbe alcun male che non lo patisca io: ecco i vostri cento scudi. FILIGENIO. Questi sono i cento scudi che vi ho prestati per man di Forca? DOTTORE. Che Forca? che scudi? chi v'ha dato ad intendere una simil favola? FILIGENIO. Me l'ha chiesti Forca da vostra parte.

PANFAGO. E se ben, innamorato di quella puttana, la poteva aver con alcuni dinari, Pirino e Forca, per maggior vostra beffe e per ridersene fra loro alla sgangherata, se hanno voluto servir de' vostri dinari: eccoli scelerati contro voi, ingiuriosi contro me e profani contro Iddio. FILIGENIO. So che tutto è vero quanto dite, e conosco che tanto eglino sono stati astuti quanto io sciocco.

FILIGENIO. Egli m'ha detto che ciò non fu mai, e che ha duomila scudi al banco per suo servigio. FORCA. Chiamo in testimonio Iddio! FILIGENIO. Chiami in testimonio chi è tuo nemico capitale.

FORCA. Lo scaricheremo di peso di argento. PIRINO. Non sará possibil mai, perché sta tanto sospetto di noi, che, nol facendo stima che lo facciamo; poi se lo saprá, che fia di noi? FORCA. Ti fo la sicurtá con le mie spalle. PIRINO. Tu sai che in casa non mancano legne, e quando ce ne fusse carestia, abbiamo la villa vicina.

FORCA. Padron, perdonatemi, sète stato frettoloso a credere ed estimar vostro figlio e un amico come Alessandro, un assassino ché l'uno vi fu sempre ubidientissimo e l'altro venti anni un buon vicino, e me per un ladro, che v'ho servito venti anni fedelmente. FILIGENIO. Eccoti i cento scudi: almeno non arò rimordimento di conscienza di aver fatto cosa con malizia.

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