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Aggiornato: 4 giugno 2025
FILIGENIO. Ecco, ecco il secretario de' suoi pensieri: ecco qua il domestico, il maiordomo maggiore, l'inventore e l'essecutore de' suoi garbugli. FILIGENIO. Forca, vieni a tempo: ascolta questo gentiluomo che dice.
PIRINO. Forca, sta' sicuro che mentre arò core arò memoria di tanto beneficio, accioché venendo l'occasione possa premiar l'amor e la fede verso me. MELITEA. Ed io riserbo la ricompensa, quando sarò in miglior stato; ché adesso non posso mostrar segno del mio buon animo.
DOTTORE. Zappiamo nell'acqua. MANGONE. Non v'accorgete della industria di Forca? S'ha servito per stromento di questa trappola d'un sordo, muto e pazzo, accioché, essendo qui ritrovato e dimandato dalla giustizia, ei non possa dar indicio di alcuna cosa. DOTTORE. Chi ha fatto la pentola, ha saputo ancor far la manica. Non v'accorgete che è matto e pazzo?
E come dimentico di quanto doveva narrare e sopraffatto ancora da immensa paura non sapeva da dove cominciare. "Saresti più lesto nelle tue delazioni al Sant'Ufficio, boccone da forca", sussurrava Gasparo, col suo vocione. "Avanti!" esclamarono Orazio ed Attilio, rimasti pazientemente silenziosi sino a quel punto.
PANFAGO. Almeno una collazionetta leggiera. FORCA. Non abbiamo bombace né penne. PANFAGO. Non bevendo, non farò cosa allegramente: duo becchieretti, non piú, starò allegro, fuor di paura, mi riporrá l'anima in corpo; come ho buon vino su lo stomaco, non può contro me il malanno. Porti l'oro su' diti, le gioie al collo, chi vuol rallegrare il core; la mia teriace e il mio allegracore è il vino.
PIRINO. O Dio, che amara compagnia m'han tenuto questi tutta la notte! ho desiato il giorno per ragionar con Forca, il mio servo, d'un mio sospetto, né posso ritrovarlo; oh, sei tu qui? t'ho chiamato tutta questa mattina. FORCA. Anzi v'ho risposto prima che voi mi chiamaste. Ma or con chi ragionate? PIRINO. Con meco. FORCA. Chi è questo meco? guardatevi che non sia qualche mal uomo.
Mascalzoni! screanzati! feccia di furfanti! Non rispettate dunque più nulla? nemmeno il Sire, che si è scomodato pei vostri grugni? Badate a voi, buone voglie, pendagli da forca! Se la va nell'orecchio all'assessore, vi manda tutti in galera senza processo. Belle cose, bravissimi! Io me ne stavo tranquillo a dire il breviario.... In cantina, interruppe una voce dalla platea.
Forca, perché son chiari che l'uno è dell'altro e non han piú dubio che sieno separati fra loro, falli tornar da viaggio e menali a casa nostra. FORCA. Vi do la mia parola giongerli nel viaggio e far ch'or ora li veggiate qui presenti. DOTTORE. Per l'amor di Dio, presto: ché non so se potrò viver tanto che li veggia. FILIGENIO. Io me ne vo a casa, a porla in ordine per questa sera.
PIRINO. Dico: «meco», con me medesimo. FORCA. Dunque voi e meco son due persone? PIRINO. Non t'ho detto tante volte che l'anima mia non è dove ella abita, ma dove ama? avendo io l'animo fisso nell'amato oggetto, resto col corpo abbandonato senza anima; or ch'era ritornata al suo luogo, ragionava con lei.
PIRINO. A che servono i carboni? FORCA. In simili carboni sta tutto l'inganno e la furberia: questi trarranno i danari di man di vostro padre, inganneranno Mangone e vi faranno posseder Melitea.
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