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Aggiornato: 14 maggio 2025
Vi ero venuto per subitaneo e quasi inesplicabile capriccio: e non entravo in nessuna chiesa, non visitavo gallerie o musei, non mi fermavo davanti ai monumenti. Erravo per le vie con aria sbadata. Se non che, di tratto in tratto, mi accorgevo che tra le persone dei passanti ne ricercavo una, colei, che più non avevo riveduta da una settimana. Ne ero invasato.
Mi strinsi nelle spalle, incamminandomi verso l'uscio. Favorisci un istante, ripetè Lidia. Che cosa sai? Il significato di queste malattie d'imaginazione, risposi, nel mentre mi fermavo e mi rivolgevo. Malattie d'imaginazione! L'anemia.... la malaria?... No; la freddezza, la stanchezza, la ripulsione.
Verso le undici feci portare il mio bagaglio alla stazione e lasciai l'albergo. Non vi erano stelle nè luna e nelle vie silenziose di Rüdesheim faceva tanto buio che non potevo assolutamente vedere se qualcuno mi seguisse o mi precedesse. Di tratto in tratto mi fermavo istintivamente, stavo in ascolto.
Donna Livia! esclamò il conte. Sì, donna Livia ed il marchese. Alla nostra vista i corsari lasciarono le loro prede, e si posero sulle difese. Federico si gettò come un fulmine nella barca investita; non perdette un secondo, fece prodigi di valore. Io, benchè meno pronto, lo secondai tosto. Seguì una lotta disperata. Alfine riescimmo a liberare il marchese e sua figlia, perchè anche i servi, incoraggiati dal nostro ajuto, fecero del loro meglio, e si riscossero dall'abbattimento di prima.... Io conoscevo il marchese del Faro sino dalla mia fanciullezza; molte volte per diversi motivi ero andato al suo castello.... Appena fuggiti i corsari, gli sguardi di tutti si portarono su Federico, che era stato il vero eroe di quella avventura. Ci atterrimmo vedendolo coperto di sangue. Aveva ricevuto diverse ferite, e mentre tentava rispondere al marchese ed a donna Livia, che stavano esprimendogli la loro entusiastica riconoscenza, egli svenne. Senza di lui tutto sarebbe stato finito per donna Livia e per il marchese. Questi lo fece trasportare al suo castello, dove gli vennero prodigate mille cure. Per più d'un mese le sue ferite lo obbligarono al letto. Io andava dal castello a Messina, da Messina al castello, ove talvolta mi fermavo anche più giorni di seguito. Ora che vi dirò, signor conte?... Federico guarì; convalescente, passeggiava pel giardino con donna Livia, che aveva molta libert
Ma tra il sonno e la veglia, l'immagine della donna amata mi tornò al pensiero, e si fece a grado a grado più viva, sicchè l'ansia di rivederla e di sentir dal suo labbro che mi amava, e di dirglielo, mi si riaccese ardentissima in cuore. Mi levai, ed alle undici mi fermavo alla sua porta, anelante pel battito accelerato del cuore. Giungevo trionfante e sicuro come un conquistatore; ma all'atto d'entrare fui imbarazzato del mio contegno; compresi che tutte le scene che mi ero figurate nella notte erano assurde; che in realt
Io allora mi trovavo in America da qualche anno; ero reduce da un lungo viaggio nel Far-West e sulle Montagne Rocciose; vedevo che più mi fermavo nel paese e più imparavo a stimarne il carattere degli abitanti e l'organismo politico e amministrativo; e mi irritava la sola idea che un campione del partito moderato italiano si fosse prefisso di fare una rapida escursione nella repubblica nord-americana per non occuparsi che dei suoi difetti e per metterli in ridicolo, esagerandoli, alla scopo di trarne profitto e dire che in fin dei conti è meglio tenersi cara la tale monarchia.
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