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Aggiornato: 23 giugno 2025


E rivolto de Turchi al cavaliero Ei così gli dicea lieto in sembianza: Che di' tu d'Ottoman? qual fa pensiero? De la nostra vittoria ha più speranza? Quei risponde: Ottoman superbo, altiero Ne i suoi disdegni e ne i furor s'avanza, E non sa sbigottir: ben la sua gente Sorpresa da timor fassi dolente.

Solo è colpa qua giù del core umano Quando sviato dal cammin superno Al verace suo ben fassi lontano; Malvagio nol può far tutto l'inferno; Ma ne la pena altrui non splende in vano L'alma giustizia del Signor eterno, Che flagellando e tormentando l'empio, A gli altri peccator proponsi essempio.

Ivi convien che tutto quanto caschi cio` che 'n grembo a Benaco star non puo`, e fassi fiume giu` per verdi paschi. Tosto che l'acqua a correr mette co, non piu` Benaco, ma Mencio si chiama fino a Governol, dove cade in Po. Non molto ha corso, ch'el trova una lama, ne la qual si distende e la 'mpaluda; e suol di state talor essere grama.

Io non son nulla; ogni mio moto è tardo; E non ho spirti a la vittoria pronti: Ma per Dio l'uomo fral fassi gagliardo; E mille esempi se ne van ben conti: Dio regge il mondo; e se raggira un guardo Quetansi i venti, e son tremanti i monti, E benchè frema, l'arenose sponde Non bagna il mar, s'ei lo comanda a l'onde.

A fatto guerrier fassi d'appresso L'atra Megera, e gli dicea: Tirinto, In questo giorno da l'infamia oppresso Il nostro pregio rimarrassi estinto. Io mi credea, che 'l Rodïan concesso A noi fosse oggi incatenato e vinto, E con le turbe lor spente e mal vive Saldare il danno de le patrie rive.

che cio` che trova attivo quivi, tira in sua sustanzia, e fassi un'alma sola, che vive e sente e se' in se' rigira. E perche' meno ammiri la parola, guarda il calor del sole che si fa vino, giunto a l'omor che de la vite cola.

MERLINO. Ed io similemente trovomi essere manco idonio ad ascoltare toscano che bergamasco, e questo men aggradiscemi del romano o vòi latino. Dilché se hai pur a dirne piú, ecco ai nomeri latini mille orecchie ti spalanco e sbaratto. LIMERNO. Di qual nome fassi degno, Merlino mio, un uomo che ingrato sia? MERLINO. Dilli ragionevolmente «bestia». LIMERNO. Cosí da bestia te ne voglio trattare uno.

Chi qua la rosa, chi il giglio sugge; chi assale questo fior e chi 'l relinque. Fassi gran preda, ed Ibla si distrugge co' l'altre terre che vi son propinque; la turba d'ogn'intorno succia e lambe, cessan riportar l'enfiate gambe.

Parola Del Giorno

fuligginosa

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