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Aggiornato: 18 giugno 2025


Il teatro era puranco orribilmente licenzioso. Bisognerebbe citare tutte le farse che ci restano del XVI secolo per constatare le innumerevoli risorse della loro immoralit

LIMERNO. Quel matto solenne di Fúlica veggio a noi venire. TRIPERUNO. È dunque passato di Perissa in Matotta? Soperstizia Vanitade. LIMERNO. Costui veramente, se non fallo, ha gittato in disparte le sportelle col breviario e vole de' nostri farse.

Si mangiava bene però nel magazzino del burattinaio. Ogni sera il teatrino, com'egli lo chiamava, era affollato di spettatori; il sabato e la domenica, due infornate. Posti da cinque soldi, con seggiole, pei cavalieri: posti da tre soldi con panche, per la maestranza, posti da un soldo, in piedi, per la marmaglia. Non avevano altro svago in quel paesetto, e don Carmelo era molto bravo nell'arte sua. Repertorio svariatissimo: tutta la serie delle imprese dei Cavalieri della Tavola Rotonda, tutte le commedie e le farse dove Pulcinella, Tartaglia e Peppe-Nappa e Peppe-Nino facevano smascellare dalle risa.... Per ciò si mangiava bene a colazione e a desinare. Don Carmelo si dilettava anche di cucina, e Cardello ingrassava a vista d'occhio con quei piattoni colmi di spaghetti col pomodoro che egli stentava a finire, con certe fette di carne che non aveva mai viste neppur da lontano e col vino che don Carmelo lo costringeva a bere, dicendogli: Giù! Trac

Ché quando sia che i brumali e tetri volgerti il chiaro ciel sossopra miri, e i monti neve, e i stagni farse vetri, nostra in balía sará che 'l mondo giri, lo qual il tempo adorno riconduca, e l'erbe e' fior novellamente aspiri. Ma non sia ch'alcun serpe mai t'induca de l'arbore vietato a côr il frutto, che ancide altrui se 'l morde o se 'l manuca.

Scrisse poi alla Pergola di Firenze una prima opera in due atti, intitolata l'Ambizione delusa; quindi, tornato a Milano, fece rappresentare al teatro Re tre operette, la prima col titolo: Dalla beffa al disinganno, la seconda: Il Matrimonio per procura e la terza: Il Carnovale di Milano. La poesia delle tre farse era scritta dall'abate Anelli, poeta di argutissimo ingegno.

Pacini, a' suoi primi anni, scriveva delle farse in tre o quattro giorni, e l'opera grandiosa, la Sacerdotessa d'Irminsul, composta su libretto del Romani, fu condotta a fine in ventotto giorni.

Noi abbiamo visto spessissimo, sullo stesso Molo, da un canto il Filosofo insegnare, dall'altro Rinaldo raccontare le imprese dei Cavalieri, in un angolo Pulcinella e Colombina sbizzarrirsi alle farse le più spiritose, e da presso un gesuita o un liquorista, salito sur un banco, predicare l'inferno od il giudizio finale.

34 Fra il suon d'argute trombe e di canore pifare e d'ogni musica armonia, fra riso e plauso, iubilo e favore del populo ch'a pena vi capia, smontò al palazzo il magno imperatore, ove più giorni quella compagnia con torniamenti, personaggi e farse, danze e conviti attese a dilettarse.

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