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Aggiornato: 31 agosto 2025


Che siete un galantuomo... quantunque un poco fantastico; un uomo intelligente, quantunque poco studioso... ecco tutto.

Vestita di bianco, con un leggiero scialletto di crespo bianco sulle spalle, Clara, in quelle ultime lunghe sere di estate, aspettava Giovanni al balcone. Prima, la solinga donna leggeva un poco, si aggirava come un fantasma per la casa deserta; poi, verso le nove, approssimandosi l'ora dell'arrivo, ella esciva sul balcone, interrogando le penombre di via del Babuino. Malgrado che l'afa di quella fine d'agosto togliesse la gente alle case soffocanti e la spingesse per le vie, in cerca di un fantastico fresco, via del Babuino era spopolata. È lontana dal centro: ed è via di forestieri, che la popolano solo nell'inverno. Pochissima gente l'attraversava; avanzandosi la sera, non più un viandante. Clara guardava l'alto della strada, verso piazza di Spagna, donde giungeva sempre Giovanni, quando giungeva: e appena una persona svoltava l'angolo, essa si piegava sui ferri, cercando distinguere l'alta figura e il passo un po' lento, a lei così noti. L'ora serotina si svolgeva, calda, spesso attraversata da un molle soffio sciroccale; Giovanni non compariva. Affaticata dallo stare in piedi, ella si sedeva sovra uno sgabello di legno, che era fuori sul balcone; appoggiava la testa ai ferri, in atto di pazienza e di riposo; talvolta, un lieve sonno la coglieva; alle undici e mezzo, che ella sentiva suonare a Santa Maria del Popolo, si levava, rientrava, poichè Giovanni non sarebbe venuto più. Un brivido di freddo la coglieva, in casa: e si accostava alla sua scrivania, per scrivergli un biglietto, una lettera, lagnandosi che egli avesse ancora mancato alla promessa. Ma, sedutasi, si rialzava subito: a che lagnarsi? Su sette sere della settimana, egli mancava cinque: e la lasciava, così, in una interminabile aspettativa, fuori su quel balcone, in una solitudine e in una malinconia grande, sapendo benissimo che ella lo aspettava ogni sera e che era sola, solissima. Adesso, ella non si lagnava più, giacchè le scene la stancavano e la impaurivano, perduta di energia, precipitata e giacente nella inazione spirituale di chi ha troppo amato inutilmente: e non lamentandosi lei, egli non si scusava neppure e aveva l'aria di non rammentarsi che ella non esciva, non vedeva nessuno, per lui soltanto. Oramai, Clara non aveva più quelle crisi di violenza, in cui malediceva l'aridit

Giunto ad una tale altezza su di una montagna quasi impraticabile, dopo essersi dovuto arrampicare faticosamente per pendii diruti e rocciosi, il viandante prova una deliziosa ed ineffabile impressione, trovandosi ad un tratto dinanzi ad una fiorente oasi di coltura. Quel piccolo paradiso, l'Eden di quei monaci, spiccava sul fondo delle foglie verdi, solitario, fantastico, meraviglioso. La Certosa non si compone di un unico fabbricato, ma di un gruppo di cappelle, di chiese, di cortili cintati, di costruzioni di ogni genere, la cui comoda disposizione denota ricchezza e tranquilla felicit

Il Lago soprano è veramente maestoso, specialmente visto dal detto terrazzo; il vasto circo che esso occupa sembra un immenso cratere, e la ripida cresta occidentale offre l'aspetto più fantastico che si possa immaginare.

Ma noi viaggiamo per un campo fantastico, dal quale, per indole nostra e per la natura schiettamente oggettiva di questo lavoro, ci siam tenuti lontani. Proseguiamo invece per via di fatti la vita dei nostri bisnonni.

Un tempo quando uno era ferito gravemente, gli si faceva un'operazione chirurgica, e la morte era molto probabile: ora invece coi nuovi sistemi questo pericolo è molto diminuito. Angiolina stava attenta a quei discorsi come se si trattasse di un racconto fantastico. Come è bella la scienza e quanto mi piacerebbe studiarla! Ma mi dica, se non si hanno alla mano dei disinfettanti, come si fa?

La figura di Maud, tutta vestita di bianco; la sua corona di fiori bianchi sulla ricca capigliatura bionda; la pallidezza cui le cagionava una strana emozione; la luce bianchiccia della luna che cadeva a piombo su lei dall'alto di un balcone, le davano qualche cosa di fantastico. Era una delle più belle visioni che avessero mai sfiorato l'immaginazione di un poeta.

Quel fantastico padiglione di migliaia d’uomini si piegò verso la lizza come un corpo solo. L’aria fremeva d’applausi, nereggiava di cappelli e di berretti lanciati come ventole a piè dell’espada.

Un mondo di progetti, carrozze, vesti di lusso, vezzi di gran costo, feste da ballo, teatri, ed altri peccati veniali dell'ambizione. Minaccia il tifo. E tosto il fratello di Lei affezionatissimo, colla sua «arte crudel di fabbricarsi affanni» vede in questo fatto una sicura, imminente sciagura. Egli non era mai stato superstizioso, ma, che volete, era poeta, era fantastico.

Sul giardino fantastico Profumato di rosa La carezza dell’ombra Posa. Pure ha un pensiero e un palpito La quiete suprema; L’aria, come per brivido, Trema. La luttuosa tenebra Una storia di morte Racconta a le cardenie Smorte? Forse

Parola Del Giorno

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