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Aggiornato: 23 luglio 2025


Io non lo so: non era forse il simbolo di tutta la nostra storia, di tutte le nostre speranze, di tutta la nostra fame di libert

Ci si chiuse nel camerotto riservato alle donne, il quale, secondo l'espressione dell'Eula, era «il meno peggio». Avevamo fame ma non aspettammo molto. Tre quarti d'ora dopo si spalancava l'uscio ed entravano roast-beef, un fiasco di vino, del formaggio, della frutta e delle sigarette. Mangiando si chiacchierava e si rideva.

Una tal vista rallegrò i nostri spiriti: il sonno si era dileguato, si era dileguato lo strapazzo, si era dileguata la fame. O divini entusiasmi di colui che affronta la morte per un'idea generosa, perché siete svaniti, e così presto svaniti?.. Siamo forse diventati vecchi in due mesi?.. Le nostre fibre non si commuovono forse tuttora alla corrente magnetica, che infonde le voce del dovere, della patria, della societ

«A te convien tenere altro vïaggio», rispuose, poi che lagrimar mi vide, «se vuo’ campar d’esto loco selvaggio; ché questa bestia, per la qual tu gride, non lascia altrui passar per la sua via, ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide; e ha natura malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo ’l pasto ha più fame che pria.

Mi pare che quei birbanti abbiano intenzione di fissare la loro dimora su questi isolotti, bisbigliò Omar all'orecchio della compagna. Lo credi? Non vedi che stanno costruendo persino dei tugul. Essi calcolano di pigliarci colla fame, ne sono sicuro. E allora?

23 E proponendo in mezzo i lor pareri, altre diceano: in Creta è da tornarsi; e più tosto all'arbitrio de' severi padri e d'offesi lor mariti darsi, che nei deserti liti e boschi fieri, di disagio e di fame consumarsi. Altre dicean che lor saria più onesto affogarsi nel mar, che mai far questo;

Io non mangio più, non ho più fame, dice Trivulzio; sono pieno come un otre di gioia pesante... Ho avuto le due gioie sognate! Prima: vendicare Caporetto. Seconda: finire malgrado la mia et

Zia Marta, nelle sue lettere piagnucolava. Aveva dovuto abbandonare il villino; s'era ridotta a vivere in tre stanzucce fuori porta; la pensione le bastava a pena per non morire di fame; era una vita misera.

solvetemi, spirando, il gran digiuno che lungamente m’ha tenuto in fame, non trovandoli in terra cibo alcuno. Ben so io che, se ’n cielo altro reame la divina giustizia fa suo specchio, che ’l vostro non l’apprende con velame. Sapete come attento io m’apparecchio ad ascoltar; sapete qual è quello dubbio che m’è digiun cotanto vecchio».

O triste lotta!... O vincolo Fatal della Natura! È ver, dell'altrui sangue Vive ogni creatura! È ver, la morte è il nocciolo Che genera la vita! In terra e in ciel scolpita La dura legge io so!... Ma, per far festa, uccidere, Non per sbramar la fame; Ma il rider tra i cadaveri, Gridando: Pace!... è infame! Ma l'esclamar tra i rantoli "Quest'oggi è un giorno gajo!"

Parola Del Giorno

serafica

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