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Aggiornato: 20 giugno 2025
Allora Bianca diventava frenetica, moltiplicava i suoi baci e le sue carezze rivelando di tanto in tanto una sapienza sensuale da cortigiana. Diceva con voce puerile: Queste sono le rotelle del carrettino! Poi facendomi ammirare il suo ventre perfetto e, con un dito sull'ombelico, soggiungeva: Questa è la piccola buca delle lettere tutte per me.
Vi rammentate, Clara, che vi ho voluto bene così teneramente e che non me ne avete voluto mai? Vi ricordate che avete lasciato che io vi amassi, incoraggiandomi talvolta, talvolta avvilendomi, facendomi passare dalla gioia alla disperazione, in un giorno, e non volendomi bene mai, mai, nè prima, nè dopo, nè mai? È vero, o no?
Tra molte parole un po' dure pel mio amor proprio, ce n'erano alcune, in una lettera di donna, che mi son parse giuste, e che mi stanno sempre davanti agli occhi: «Avrei dovuto io dimenticare me stessa, e ciò che debbo al mio buon nome?» Aveva ragione, la bella orgogliosa; e su questo punto poteva dire assai più, che sarebbe stato per mio bene, e fino da quella triste sera della Montalda m'avrebbe guarito, facendomi vergognare della mia tracotanza colpevole.
»Sarò ben felice, rispose Adolfo senza guardarmi in volto, di fare un poco di musica con voi, amabile cugina... Tutti vi dichiarano prodigiosa al pianoforte... Suoneremo dei duetti!... »Io risposi con un'occhiata affermativa e un inchino da collegiale... Poi, per nascondere la mia viva agitazione, mi allontanai da Adolfo e da mia madre, facendomi a percorrere tutta sola i viali del parco...
Sai che alora Io ti dixi: Io so' lo Idio vostro immobile, che non mi muovo; Io non mi ritrago da veruna creatura che a me voglia venire; mostrato l'ho la veritá, facendomi visibile a loro, essendo Io invisibile; mostrato l'ho che cosa è amare alcuna cosa senza me. Ma essi, come aciecati da la nuvila del disordinato amore, non cognoscono né me né loro.
Intanto la prosa dell'Ortolano dirozzato mi produceva ogni sera il suo effetto infallibile, addormentandomi d'un sonno denso, tenace, profondo, e talvolta facendomi vedere in sogno una testa bionda di donna col sogghigno dell'ironia, fra un cavolo navone e un cavolo rapa.
Mi accompagnò nella mia camera, facendomi traversare un deserto e tetro salone, dove poche settimane prima era caduto un fulmine; le finestre e il camino avevano sofferto, come la parete esterna che si era spaccata, e lasciava scorgere il cielo azzurro. Nulla era stato fatto per riparare in qualche modo a quello sconcio.
Quando v'ero entrato, non avevo parlato con nessuno, perchè il facchino che m'accompagnava, aveva chiesto per me la camera e portato su la valigia. Perciò io credevo che o il padrone dell'albergo o uno almeno dei camerieri capisse il francese. Quando rientrai, camerieri e padrone erano forse andati a trincare in qualche baracca; e nell'albergo non rimaneva che una vecchia serva, la quale mi condusse in una sala a terreno, e facendomi capire che non mi capiva, se n'andò pei fatti suoi. V'era in quella sala una tavolata di grossi alkmaaresi, che avevano finito in quel punto una mangiataccia solenne, e facevano il chilo in mezzo a una nuvola di fumo, chiacchierando e ghignazzando con una vivacit
« Che dunque? sclamò il facchino Sareste voi che avete ucciso l'imperatore Alessandro? « E se ciò fosse? risposi io, facendomi violenza per non schiaffeggiarlo mi rifiuteresti voi la vostra figliuola? « Io direi replicò il conte uccidete lo tzar Nicola.... Questo cancella quello. E vi consegnerei mia figlia. « Voi mi confortate ripresi io con un sorriso di sprezzo non dissimulato.
Dissi a Baccio che ritornava dall'averlo coricato: Eh! dimmi! che cosa significano quei lumi laggiù, verso la casa del sindaco? Baccio uscì nell'orto e dopo un istante ricomparve sogghignando e mi disse, facendomi lume su per la scaletta: Sono i coloni del signor De Boni che portano a casa Bazzetta, ubbriaco fradicio. E con questo bel corollario di quella bella giornata, mi diede la buona notte.
Parola Del Giorno
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