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Aggiornato: 16 luglio 2025
A distogliere l'animo di Ariberti dal pensiero niente piacevole di quella catastrofe amorosa, ne sopravvenne un altro egualmente molesto, quello degli esami, che quasi gli erano usciti di mente. Ma gi
Dunque, tornando alla contentezza del signor Nicolino, la prima ragione era quella degli esami superati. E l'altra? L'altra era questa: che il signor Nicolino era a Torino, senza sopraccapi, e che non doveva tornar più per un pezzo a Dogliani. Non gi
L'avversione che Vincenzo aveva sempre dimostrata pel latino aveva tenuto in pensiero il signor Anselmo tutti quegli anni. Se suo figlio fosse fallito agli esami, se fosse stato dichiarato assolutamente inabile a quello studio, avrebbe dovuto rinunciare a fargli percorrere la carriera ecclesiastica, e per conseguenza al benefizio; e la famiglia sarebbe rimasta senz'altro mezzo di sussistenza che il lavoro di lui, gi
Un giorno il signor Dogliani gli disse: Se quest'anno non passi gli esami, debbo toglierti la sottana, e si perde il benefizio, che omai è la nostra sola ricchezza. Queste sono le consolazioni che mi dai. E c'era una tale sfiducia e tanta amarezza in quelle parole, che Vincenzo se ne sentiva annientato; lui che aveva creduto di poter essere il sostegno della famiglia.
E notisi che le condizioni per il sussidio erano gravissime; perchè io dovevo ottenere, non in media, ma in ogni singola materia, almeno 9/10: bastava un otto, perchè il sussidio potesse cessare. Pure superai sempre la misura richiesta, anche negli esami di laurea, in condizioni specialissime di salute e di preoccupazioni famigliari e personali.
Ora, siccome il collega non ebbe più fortuna di lui nelle interrogazioni che fece al nostro povero eroe, ne avvenne che questi fu rimandato senza misericordia agli esami di novembre. Cosa strana, inaudita, quasi, nella facolt
Stai a far conversazione coi carcerati; e di più dici loro quello che non devono sapere! Penserò io a farti castigare! Ti farò cacciare in cella oscura, a digiuno rigoroso. Signor giu...giudice! Meriteresti di starci un pajo di mesi. Signor... Animo! prepara la stanza degli esami; portavi i lumi e tutto l'occorrente.
Ho perduto l'affetto di quell'uomo onesto e leale che è mio padre; la mia santa mamma è inferma dal rammarico che io le ho cagionato; insomma, io sono un disgraziato, e mi fo orrore, capisci? mi fo orrore! Qui, d'una in altra parola, Ariberti scese a raccontar ogni cosa a Filippo; della sua vita sregolata, degli amori, dei debiti, degli esami falliti, e via discorrendo.
La fanciulla innocente cominciava ad aver i più strani presentimenti. Teneva i suoi occhi fissi sulla principessa: la studiava, la scrutava. Enrica si volse, mentre Diana era appunto assorta in uno di questi attentissimi esami. Perchè mi guardi così? le disse. È proibito guardarti? rispose Diana, le cui parole non corrispondeano punto al pensiero. Tu rimani a pranzo con me stasera?
E spinto da queste molle, nascondendo quel che covava nell'animo con l'ipocrisia più raffinata, tenne nel seminario una buona condotta, cercò d'apprendere, e nov'anni dopo si presentava a Cefalù per far gli esami. Era una formalit
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