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Aggiornato: 4 giugno 2025


Ma le donne italiane che emigrano sono poche. Una gran parte dei nostri emigranti dispersi per la Repubblica Argentina si maritano con delle donne del paese, con delle criollas, spesso con delle brune chinitas figlie della Pampa, misere e fiere come i cardi delle loro pianure. Nulla d'italiano nella casa, e i figli crescono ignari della patria del padre, se non sdegnosi.

Di nostra vita sparge lentamente Il mesto pan, più caro al ciel che agli uomini, Il contadin paziente. Al gelo, al sole, al monte, al colle, al piano Si muove egual la bionda spiga a tessere Del contadin la mano. Quando beati sulla prima aurora Sognano i ricchi nelle piume morbide, Il contadin lavora. Se avvampa agosto torrido la testa, A freschi lidi i cittadini emigrano: Il contadino resta.

Questa è una grande seduzione per le masse che emigrano. La conquista sembra semplice; quella terra non aspetta che il lavoro per profondere i suoi tesori immensi, ecco le braccia, noi ne abbiamo.

Dalla Germania, dall'Inghilterra emigrano masse di giovani che escono da scuole create apposta per aprire gli occhi, che si sparpagliano per il mondo a battere sempre nuove vie per dove in breve s'incanalano i commerci delle loro patrie, delle quali così s'aumenta il prestigio e la potenza ovunque.

Abbiamo combattuto e combatteremo i traviamenti e peggio della Internazionale e de' suoi copisti in Italia; ma perchè, oltre all'amore innato del Vero e del Bene, ci sprona il convincimento ch'essi falsano il moto operajo e ne indugiano il giusto trionfo. Il moto ascendente delle classi artigiane costituisce uno dei principali caratteri dell'Epoca nuova che invochiamo e alla quale cerchiamo una iniziativa in Italia perchè non è da trovarsi altrove. Noi non aspettammo per dichiararlo le inattendibili promesse dei socialisti francesi o le selvaggie ire odiatrici, e per questo impotenti al bene, dell'Associazione che ha centro in Londra. Dal primo impianto della Giovine Italia fino alle nostre ultime manifestazioni, la causa degli Operaî fu nostra e la immedesimammo col moto nazionale italiano. Attraverso ormai quaranta anni d'apostolato insistemmo a ripetere che una Rivoluzione non è legittima ne può esser durevole se non congiunge la questione sociale colla politica, se non trasforma sulla via del Progresso e nei limiti del possibile l'ordinamento economico, se non migliora, senza danno o ingiuria ad altrui, le condizioni del lavoro, dei produttori. Proponemmo come mezzi transitorî l'educazione Nazionale uniforme; instituzioni capaci di prevenire ogni esempio di corruzione che venga dall'alto; un sistema economico fondato sul risparmio, sull'aumento delle sorgenti di produzione, sull'appropriazione di parte del danaro pubblico e dei beni da incamerarsi ai bisogni degli operaî industriali e agricoli; un ordinamento di tributi che non graviti direttamente o indirettamente sul necessario alla vita; imprese nazionali dirette a conquistare alla produzione i quattro milioni d'ettari di terra italiana oggi incolta, a creare colle colonizzazioni volontarie una nuova classe di piccoli proprietarî e dare al paese le forze produttrici ch'oggi emigrano in cerca di lavoro a lontani lidi stranieri; e additammo ultima soluzione del problema da conquistarsi lentamente, progressivamente, liberamente, la sostituzione del sistema d'associazione del capitale e del lavoro e dell'equa partecipazione di tutti i produttori ai frutti del lavoro, all'attuale sistema del salario. Ajutammo come era in noi e gli operaî, che non sono sofisti ingrati, non lo dimenticano l'impianto delle societ

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