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Eppure, voi foste un tempo invincibili guerrieri e artisti geniali, navigatori audaci, ingegnosi industriali e commercianti instancabili.... E siete divenuti camerieri d'albergo, ciceroni, lenoni, antiquarî, frodatori, fabbricanti di vecchi quadri, pittori plagiari e copisti.

Salì egli pure, si mise a fianco della moglie, e dato al vetturino il nome d'un caffè, riprese: Tutti i grandi scrittori, tutti i grandi artisti, tutti gli uomini che avevan da dire o da fare qualchecosa d'originale, han cominciato sciupando il loro tempo, per assecondare la famiglia; sono stati commessi, scrivani, impiegati, copisti.... Poi un bel giorno han trovato il coraggio di rischiare il gran colpo, si son ribellati alla tirannia di casa, e si sono gettati a mare.

Siamo giusti, anche con quest'uomo che si condanna da ; la Francia non ne sarebbe stata peggio, di certo. Ma la rivoluzione, anche a non volerci vedere tutte le fiere bellezze che innamorarono un mondo d'inconsapevoli copisti, era un fatto necessario nell'ordine delle cose. Si può disputare del più e del meno, abbominare le esorbitanze, credere perfino che i «diritti dell'uomo» fossero gi

²⁵⁹ Iulian., 391. Qui s’interrompe la lettera di Giuliano, come è giunta a noi. Probabilmente i copisti non hanno voluto riprodurre le frasi ingiuriose che l’imperatore avr

Abbiamo combattuto e combatteremo i traviamenti e peggio della Internazionale e de' suoi copisti in Italia; ma perchè, oltre all'amore innato del Vero e del Bene, ci sprona il convincimento ch'essi falsano il moto operajo e ne indugiano il giusto trionfo. Il moto ascendente delle classi artigiane costituisce uno dei principali caratteri dell'Epoca nuova che invochiamo e alla quale cerchiamo una iniziativa in Italia perchè non è da trovarsi altrove. Noi non aspettammo per dichiararlo le inattendibili promesse dei socialisti francesi o le selvaggie ire odiatrici, e per questo impotenti al bene, dell'Associazione che ha centro in Londra. Dal primo impianto della Giovine Italia fino alle nostre ultime manifestazioni, la causa degli Operaî fu nostra e la immedesimammo col moto nazionale italiano. Attraverso ormai quaranta anni d'apostolato insistemmo a ripetere che una Rivoluzione non è legittima ne può esser durevole se non congiunge la questione sociale colla politica, se non trasforma sulla via del Progresso e nei limiti del possibile l'ordinamento economico, se non migliora, senza danno o ingiuria ad altrui, le condizioni del lavoro, dei produttori. Proponemmo come mezzi transitorî l'educazione Nazionale uniforme; instituzioni capaci di prevenire ogni esempio di corruzione che venga dall'alto; un sistema economico fondato sul risparmio, sull'aumento delle sorgenti di produzione, sull'appropriazione di parte del danaro pubblico e dei beni da incamerarsi ai bisogni degli operaî industriali e agricoli; un ordinamento di tributi che non graviti direttamente o indirettamente sul necessario alla vita; imprese nazionali dirette a conquistare alla produzione i quattro milioni d'ettari di terra italiana oggi incolta, a creare colle colonizzazioni volontarie una nuova classe di piccoli proprietarî e dare al paese le forze produttrici ch'oggi emigrano in cerca di lavoro a lontani lidi stranieri; e additammo ultima soluzione del problema da conquistarsi lentamente, progressivamente, liberamente, la sostituzione del sistema d'associazione del capitale e del lavoro e dell'equa partecipazione di tutti i produttori ai frutti del lavoro, all'attuale sistema del salario. Ajutammo come era in noi e gli operaî, che non sono sofisti ingrati, non lo dimenticano l'impianto delle societ

I vostri Arabi, così gentili ricamatori della parete, così scaltri mascheratori dell'arco, derivano dai Bizantini; i vostri Gotici, amici del sesto acuto, che fa risparmiare la fatica delle cèntine sapientemente girate in aria, ingegnosi dissimulatori dei contrafforti e dei puntelli che tengono ritte le loro cattedrali, hanno l'arte di seconda mano dai Lombardi, scaduti e poveri, ma dopo tutto familiari copisti dello stile latino.

Rispose il carbonaro; e senza un rispetto al mondo si pose a passeggiare villanamente di su e di giù per la stanza, con insopportabile fastidio dei copisti; i quali un po' per la stizza, un po' per lo inusitato schiamazzo sbagliando sovente, lo mandavano allo inferno, sotto voce però; chè la sembianza traversa, e le membra gagliarde li persuadevano a procedere con precauzione.

Per sei mesi il mio letto dacchè io non aveva che una stanza fu coperto dalle edizioni del poema attraverso le quali io rintracciava le varie lezioni che la mancanza d'un testo originale, l'ignoranza dei tardi copisti e le borie locali accumularono per secoli su quasi ogni verso. Oggi, credo mio debito dir tutto il vero e separare il mio lavoro da quello di Foscolo . .

In questa un giovanetto, vero servo dei servi di Dio, nudrito con le briciole dei bricioli caduti dalla mensa dell'avvocato, alimento dei copisti, si levò dal banco, e presa una sedia la offerse al carbonaro, quasi in isconto dei peccati dei suoi colleghi.

Adesso torniamo al Vicario. Egli giunse ansante, bagnato di sudore alla vicarìa: si pose a sedere con il Collaterale al fianco, notari, e copisti; fece rientrare sbirri, valletti, carnefice, e vittima, che fu portata a braccia col capo spenzoloni giù come ubbriaco.