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e il ponte levatoio è abbassato, ed appare una forma bianca come la voce che aveva cantato, e il giovanetto passa, e s'odono, in fondo al porticato oscuro, mormorar questi nomi: "Estebano". "Elisenda". Principe, mi apparite più veloce del sogno e più pronto della speranza!

Il silenzio era così grave che opprimeva l'orecchio. A un tratto Estebano esclamò quasi supplichevolmente: Oh! principessa, è lunga la vostra orazione! Elisenda rispose: Ho finito. E si guardarono negli occhi, stupefatti di non ispaventarsi. Lo sguardo d'Estebano penetrava nelle pupille di Elisenda profondo, lucido, sicuro, come una lama nella sua guaina. Chi c'è nel castello? chies'egli.

Elisenda finì le sue preci prima di Estebano, e poiché vide ch'esso continuava devoto, si pose a contemplarlo. Com'era bello il profilo del principe, col mento converso sul petto e sulle mani giunte, in atto d'alta mansuetudine! L'estasi scendeva gi

Elisenda soggiunse: Amen. I due cugini, così parlando, camminavano lentamente fra gli oscuri colonnati del castello. L'uniforme pestio degli sproni d'Estebano accompagnava lungo i marmi del cortile il fiero racconto d'Elisenda; tutto intorno era silenzio. Intanto la luna alzatasi splendeva gi

Immobili, Estebano ed Elisenda, fissavano sempre la luna. A far vieppiù tenace la loro contemplazione s'aggiungeva lo sgomento che provavano entrambi nel sentirsi vicini e l'indicibile terrore del guardarsi nel viso. S'amavano gi

A fermare col pensiero la tenuissima gradazione ideale che esisteva fra le fattezze e le anime di quei due cugini, simigliantisi come due fratelli, non troviamo altra imagine fuor che questa: Estebano era un fiore vivace con un profumo gentile; Elisenda era un fiore gentile con un profumo vivace.

I re di Castiglia erano chiamati aguilas en sus caballos. E le regine di Leone erano dette fadas en sus castillos, principessa Elisenda, graziosa cugina mia. L'accento di quest'ultime parole sonò grave e oscillante sulle labbra del giovanetto, come la cadenza d'un canto. In dieci anni che non ci siamo visti è cresciuta in voi la statura del corpo e la gentilezza della parola.

antichissimo monogramma delle parole Have. Iesus. Estebano s'erge in piedi, corre verso il cero, afferra il candelabro pesante, lo innalza vigorosamente, lo capovolge; poi, segnando coll'indice sinistro la sigla rovesciata così: S I H grida volto verso Elisenda: Stephanus Imperator Hispaniae!

Le loro labbra si confidavano così gl'incanti dell'iride che li affascinava: Estebano, mormorava Elisenda, vedo un paese azzurro come una notte serena e come il canto della tua voce; poi vedo uno sciame di farfalle volanti in mezzo a un fumo di mirra!

Com'era bella, alla luce del cero, Elisenda, in vesti bianche! I suoi capelli parevano ambra pura, e le sue mani avevano il morbido contorno dell'agata lavorata; poi, strana cosa, eppur leggiadra, le sue labbra non erano porporine rosee, ma quasi bianche, e, assai divise nel mezzo, parevano composte con quattro foglie di tuberosa. L'adorazione d'Estebano s'era volta da Dio ad Elisenda.