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Aggiornato: 8 giugno 2025
«Non ho forze ora, m'è impossibile assalirvi di fronte poichè io sono morto, ma troverò io i mezzi per colpirvi e farvi cadere l'uno nelle mani di Elenka e l'altra nelle mie. Io sarò il leone e mia sorella la iena! Oh! allora... Egli interruppe bruscamente il monologo e si drizzò come spinto da una molla.
Ho raccomandato l'anima al diavolo mio patrono e ciò basta. Orsù, guardati, che il fratello della tua Elenka incomincia. L'arabo lo guardò cupamente. In guardia, Notis, diss'egli. Una donna non sta più fra noi! Quasi nel medesimo istante le due scimitarre s'incrociarono con uno stridore rapido e duro.
Vieni! rispose la greca. Le due rivali abbandonarono la stanza e scesero nella via, nel mezzo della quale stavano i tre mahari guardati dai dongolesi. Bastò un cenno di Elenka perchè due degli animali venissero condotti dinanzi ad esse; vi salirono e pochi secondi dopo trottavano verso le foreste del Bahr-el-Abiad. CAPITOLO XI. La vendetta di Elenka.
Una donna si fa presto a notarla, tanto più che Elenka si mostrava spesso nella tenda di Hicks pasci
Dieci e più volte s'arrestò, per paura di smarrirsi fra le gallerie che si succedevano le une alle altre sempre più tortuose, ma la speranza di trovare uno sbocco e la tema di ricadere nelle mani di quel mostro che chiamavasi Notis e nelle mani della vendicativa Elenka, lo spingevano suo malgrado innanzi.
Il barcaiuolo li mise subito al corrente delle cose narrando a loro come avesse veduto e parlato con Elenka a Gez-Hagiba e come si fosse messo agli ordini di Notis. Narrò inoltre come il greco avesse intenzione di abbandonare Quetêna fra due o tre giorni in compagnia di Fathma.
Ho perduto tre uomini ma tu me li pagherai con sei cammelle. È in tua mano adunque? Mille tuoni!... Sì e senza essere stato avariato dagl'jatagan. Ah! cane d'un rivale! gridò il greco con gioia feroce. Se non vi fosse Elenka di mezzo, vorrei farti, sotto questa tenda e in mia presenza, uscire tutto il sangue che hai in corpo. Se vuoi che glielo faccia uscir io mi divertirò immensamente.
Che Iddio ti protegga, sorella, disse Notis gravemente. E che Iddio protegga Abd-el-Kerim, rispose su egual tono la greca. Non dimenticare che muore di fame. Elenka si volse due o tre volte verso le ruine di El-Garch, e le sue labbra s'aprirono ad un sorriso sardonico e quasi compassionevole. Hai torto, fratello, mormorò ella quando perdette di vista le ruine.
Greca! esclamò l'almea coi denti stretti. Sì, proprio una greca che si chiamava Elenka. Fathma fremette e fece uno sforzo violento per frenare l'ira che bolliva nel petto. Ditemi, è ancora al campo? Quando lasciai la tenda Hicks pasci
L'arabo fece un gesto di spavento. Avrebbe voluto riafferrare e ricacciare in gola quelle parole uscitegli imprudentemente dalle labbra. Sentì una fitta al cuore; chinò il capo sul petto e sospirò. Povero Abd-el-Kerim! esclamò Hassarn. Non compiangermi!... Ah!.... Se tu sapessi qual lotta ferve nel mio cuore! disse ferocemente l'arabo. Quale mai delle due? Tu pensi ancora ad Elenka, adunque?
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