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Era tale la virtú di quell'amuleto, che si trasformava in serpente e mordeva qualunque mortale osasse raccoglierlo dal suolo: il padre solo e la madre di chi 'l portava potevano toccarlo impunemente. Dushmanta non sa nulla di ciò: lo ha giá toccato; lo stringe in mano; non è serpente, non morde.

Allora nuove bellezze sfolgorano al guardo dell'appiattato monarca, e in lui la passione s'aumenta. Il dialogo delle fanciulle parla della vaghezza de' fiori, della dolcezza de' loro profumi, degli amori delle piante; e vi sono frammischiati paragoni tra Sacontala e quelle delizie. Dushmanta, anch'egli, tra e ne fa di con simili; ed ogni detto spira gentilezza di sentimenti dilicatissima.

Còlto dalla timidezza, l'amante s'arresta; poi si nasconde dietro alcuni frascati, e non cessa mai dal contemplare la cara donna, e n'ode tutti i discorsi. Sacontala è oppressa da un'angoscia segreta. Una febbre ardente par che le scorra per le vene. Meste le ancelle procacciano di prestarle ristoro. Dushmanta la rimira. Oimè! dice in disparte oimè! quale sará la cagione fatale della sua febbre?

|Dushmanta|. Rapida, benché impercettibile, è la scesa de' corsieri celesti. Ecco , ecco la stanza degli uomini. Oh vista maravigliosa! È tuttavia lontana tanto da noi, che le basse pianure paiono confuse con le alte cime delle montagne. Gli alberi sollevano le ramose spalle, ma par che non abbiano foglie. I fiumi sembrano striscie lucenti, ma non se ne veggono i flutti.

Tu sotto il manto della religione e della virtù altro non sei che un vile ingannatore. Somigli ad un abisso profondo, il cui orlo è coperto da ridenti arboscelli. |Dushmanta|... O giovinetta, a tutti è noto il cuore di Dushmanta; e qual sia il tuo, lo palesano i tuoi modi presenti. Voi siete i savi; voi sapete appieno qual rispetto si debba alla virtù ed alla razza umana.

Dushmanta infatti, prima di partire, aveva dato a Sacontala un anello con incisovi sopra il proprio nome. Quindi le donne si consolano, perché veggono facile il modo di distruggere l'incantamento. E nulla gliene dicono le compagne sue, per non atterrirla: Sarebbe un versare acqua bollente sui fiori della tenera mallica. L'incantamento dell'uomo santo comincia ad avere effetto.

Da quell'istante i piaceri della vita gli sono in odio; la mente sua è stravolta; non dice parola che non sia un delirio; chiama col nome di Sacontala qualsiasi donna gli venga innanzi; e per lo piú siede vergognoso, col capo sulle ginocchia. Entra Dushmanta vestito a penitenza. Ogni parola sua è l'emanazione del dolore. I circostanti s'industriano di sviarlo dal suo pensiero affannoso.

Eccolo appena metter piede nel bosco; eccolo vibrare una sola saetta; ecco disperse tutte le nostre calamitá. Esce Dushmanta. Ha l'aspetto d'uomo travagliato dalla passione d'amore. Esprime in un lungo soliloquio le pene dell'anima sua: ... Ah! per me non v'è pace, salvo che nel rivedere l'amica mia.

Io mi godeva l'aspetto della donna dell'anima mia; e tu che bisogno avevi, o crudele, di farmi avvertito ch'ell'è una pittura? I lamenti di Dushmanta sono interrotti da alcuni ministri reali, che vengono ad interrogare la volontá di lui intorno a cose pubbliche di gran momento. Chiamato ad esercitare l'ufficio regio, il re raccoglie l'animo ed emana decreti savi.

|Mátali|. È il monte de' Gandharvas, chiamato Hemacuta... Ivi in beata solitudine con la sua sposa Aditi siede Casyapa, padre degli immortali e rettore degli uomini. Dushmanta prega Mátali di condurlo alla sede del dio che governa il mondo, onde possa rendergli omaggio ed adorarlo da vicino. Mátali seconda quel pio desiderio. Eccoli scendere entrambi al santuario e chiedere del dio.