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Aggiornato: 13 maggio 2025


E ne rimanevano pochi ormai ad Astianello. I nuovi servitori, scelti dal Duca, avevano a poco a poco, accaparrati i posti migliori. E ora.... anche Drollino. Era un altro lembo del passato che scompariva. Egli vide quella lagrima e rimase inchiodato al suo posto pallido, atterrito. Signora Duchessa, disse con voce tremante; creda.... anch'io.... mi perdoni....

Ma non accennò al cocchiere che avrebbe dovuto guidare la vittoria. Quando tutto fu pronto, egli stesso salì in serpino. La Duchessa scese verso le otto, vestita semplicissimamente, e seguita dalla Tonia, la vecchia guardarobiera. Il legno aspettava davanti alla scalinata dell'atrio. A cassetta, a fianco del domestico, stava Drollino, colle redini in mano, bellissimo nel suo raglan bianco.

Io mi vestirò frattanto, e fra mezz'ora scenderò. E così accadde che Drollino divenne ipso facto maestro di equitazione della Duchessa.

Ogni tanto Drollino la lascia sbizzarrire un po', osservando con occhio malizioso il prudente dietro front del sig. Damelli, agente della casa, ch'è venuto anch'egli ad ossequiare gli sposi e che non pare troppo smanioso di proseguire la sua passeggiata in vicinanza della cavalla. Ma udendo il treno rumoreggiare in lontananza Drollino si mette in guardia e raccoglie le briglie.

Domani glielo dico. Perchè no? rispose fieramente Drollino, quando udì quella proposta, fatta in tono di scherno. È mia! sapete? È matto, dissero ridendo i mozzi e gli stallieri. Ma la puledrina aveva un nome ormai. E, prima per chiasso, poi sul serio, venne chiamata così. La neve cominciò presto quell'anno, e Astianello prese un'aria malinconica, nella campagna, fatta brulla dal verno.

E la piccina, avvolta nel suo mantellone foderato di pelliccia, col visino mezzo smarrito nella felpa bianca della cappottina da viaggio, coll'aria confusa, cogli occhi rossi, riceveva con affettuosa gratitudine quei saluti, quegli omaggi, e andava ripetendo: «Addio, arrivederci, graziecolla voce proprio commossa. A un tratto le si fece davanti il suo compagno di gioco, Drollino!

Teneva fisso al suolo quel terribile sguardo interno, che l'occhio trova soltanto nei momenti supremi della vita. Ogni tanto, quando sulla strada sottostante udiva avvicinarsi il rumore d'una carrozza, Drollino illividiva, s'alzava, stava in ascolto un momento, poi guardava in giù. Non è lui diceva ogni volta, quasi ad alta voce.

Siccome il tempo era limitato, le lezioni si ripetevano ogni giorno, benchè, a dir vero, quell'esercizio violento, al quale non era abituata, stancasse non poco la Duchessa. Quando scendeva di sella, a mala pena si reggeva in piedi, e bene spesso, per uscir dal maneggio, doveva appoggiarsi al braccio di Drollino.

E tutto questo fu compiuto in un momento, con una maestria, una sveltezza, una bravura ammirabili. Bravo, Drollino! sclamò la Duchessa con entusiasmo e guardando suo marito per vedere l'effetto che sortiva in lui lo spettacolo della valentìa di Drollino. Ma il Duca non si degnò di esprimere la sua soddisfazione. Ordinò che sellassero la cavalla; voleva provarla.

Tanto! disse con forza Drollino. E l'accento era così sentito che Milla provò una specie di gratitudine. Ecco, anche lui si ricordava.... Oh! se il suo povero pap

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