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Aggiornato: 27 luglio 2025
Uno squadrone di dragoni, truppa scelta, bellissima gente, formava l'avanguardia, e mentre difilava il lunghissimo seguito di sacerdoti, di confraternite, di beghine, di graduati pontificii, ecc., lo stesso squadrone staccava dei singoli militi sui fianchi che coadiuvavano gli alabardieri in livrea a mantenere la moltitudine accalcata a destra e a sinistra e ad impedirle d'invadere lo spazio della strada che dovea percorrere la processione.
Intorno a questo medesimo tempo l'arma si suddivideva in due reggimenti di croati, in uno di cavalleria dragona ed uno di cavalleria corazziera. I reggimenti di croati e di dragoni avevano la forza di otto compagnie ciascuno, quello di corazzieri ne contava solamente sei.
Il piccolo esercito repubblicano, concentrato ai tempi dell'assedio in Roma contava: il primo reggimento di linea, colonnello de Pasqualis: il secondo, colonnello Caucci-Molara; il terzo, colonnello Marchetti, romani tutti ufficiali e soldati; due reggimenti leggieri, il primo comandato da Masi, lo stesso che il signor de Corcelles, nel suo dispaccio del 12 giugno, tenta far credere forestiero; il secondo condotto da Pasi; ed ambi romani. la legione romana i bersaglieri comandati da Mellara, morto per molte ferite, romani i pochi reduci romani il battaglione Bignami, romano il reggimento dell'Unione, romano i carabinieri, romani i dragoni, romani il Genio, romano l'artiglieria, romana.
Dopo, Righetto assieme a Giovannino Sortirno dar casale e perlustrorno Li contorni, e siccome lì vicino Scoprirno 'na casetta, ce mannorno Tre fazioni, perché si de lì intorno Se fosse visto quarche papalino, Ce dassero er chi-viva su ar casino. Defatti, poco dopo mezzogiorno, Vengheno su de corsa du' fazioni; E dice: Che li possino ammazzalli! S'è vista 'na patuja de dragoni.
Vive ancora qui la maledizione delle terribili crociate contro gli Albigesi, gli Ugonotti, delle guerre delle Cevenne, delle conversioni tentate da Ludovico XIV per mezzo dei suoi dragoni. Quasi si direbbe che le citt
Garibaldi aveva infatti intenzione di completare, quella sera stessa, la vittoria, tagliando ai francesi la ritirata su Civitavecchia; e il progetto sarebbe stato senza dubbio attuato; dopo lo scacco sofferto, il morale del nemico era depresso ad incominciare dall'Oudinot, sfinito, inoltre i francesi mancavano di cavalleria per coprire la ritirata, mentre Garibaldi coi lancieri del Masina e coi dragoni di linea, tutta gente fresca che nulla aveva sofferto dal combattimento, poteva giungere a Civitavecchia prima dei francesi e suscitare quelle popolazioni contro lo straniero.
Alcuni dragoni francesi si fecero intorno alla nostra vettura, accompagnati da un uffiziale côrso che doveva servire da interprete. Dove sono diretti questi signori? Alla volta di Roma. Il loro nome, di grazia? Sono uno sciagurato cantante, che viene da... Grottamare... La signora? La signora è... mia moglie. La bugia era lanciata con buona intenzione. Il Côrso esploratore mi prestò piena fede.
L'esercizio con le armi consisteva, per le corazze ed i croati, nel maneggio della spada, della sciabola e dei pistoloni da arcione; per i dragoni inoltre nell'uso del moschetto armato di baionetta.
Egli uscì colla sua legione da porta S. Pancrazio, mentre il Masina coi lancieri e coi dragoni usciva da porta Cavalleggeri; entrambi si unirono all'osteria di Malagrotta, dove i Francesi si erano preparati alla resistenza. Ma per volere di Mazzini non si venne alle mani, come Garibaldi avrebbe desiderato.
Tre dì fa ci raccontò avere visto il suo amatore ravvolto in giro a guisa di serpe. FR. Così anco si mostrava appresso dei gentili, e in forma d'uccello ed in forma di serpe; però che tu hai letto che, domandando Alessandro la guida del cammino all'oracolo Ammone, gli dette i corvi. AP. È vero, e se io mi ricordo bene, gli dette anco i dragoni.
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