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Aggiornato: 27 luglio 2025
«Cara fata Scarabocchiona» disse l'ufficiale, «eccovi la vostra figlioccia, sana e salva, com'io credo, ma svenuta. Qui non ci son donne ed i miei dragoni sarebber bravi ad ammazzar giganti, ma non sanno trattar una creaturina come questa. L'affido a voi, dunque. Curatela voi; fate voi che rinvenga».
Scesero ancora: varcarono la porta delle Carceri Nove, per entrare in una prigione più stretta e terribile: il cocchio chiuso, che doveva condurli fino a piedi della ghigliottina. Entrarono infatti ciascuno in una carrozza, insieme al gesuita confessore, e a due confratelli confortatori. Grossi drappelli di dragoni e di gendarmi a cavallo scortavano le due Carrozze.
Ed alzava la mano per lasciarle andare una guanciata, quando una voce stentorea, che gridava: «Sbagli!» gli fece trattenere il colpo e volgere il capo. Sulla soglia della stanza, con la sciabola evaginata in pugno, stava ritto Sennacheribbo; e dietro a lui si accavalcavano i più dei suoi dragoni. Sogghignavano amaramente; ed il capitano a ripetere: «Sbagli messere!
Poche ore dopo, il Governo pontificio fece perseguire i trecento da pochi dragoni, essendo la maggior parte di quel corpo in campagna con Lamoricière. E siccome pochi e con poca volont
E senz'altro dire, fatta riverenza al Re, Sennacheribbo scese, al corpo di guardia, chiamò il trombetta e fece sonare a raccolta. Venti minuti dopo, lo squadrone partiva, galoppando per alla volta di Valquerciame. Lasciamolo galoppare e vediamo di appurar più pel minuto la storia di Sennacheribbo Esposito, capitano di seconda classe nel quinto reggimento Dragoni della Maest
Alla testa de' suoi dragoni, col suo sciabolone alla mano, egli era stato visto caricare nel più folto di un gruppo straniero dove avea fatta strage di mercenarii.
Quei soldati propriamente che si chiamano soldati del Papa e servono il più schifoso dei governi hanno conservato certo robusto piglio marziale e tanto valore individuale da far stupire davvero. Alla difesa di Roma ho veduto gli artiglieri Romani combattere con tale coraggio da andarne superbo, ed ho pure veduto i pochi dragoni, allora esistenti, condursi valorosissimamente.
Povero Dentato! il bravo sergente de' dragoni che facilitò l'evasione di Manlio. Dentato era messo alla tortura mattina e sera per strappargli di bocca la delazione dei complici!
I Dragoni del Papa erano composti quasi in totale d'Italiani, e buoni soldati, come gli artiglieri dello stesso esercito.
Più caratteristiche erano le prove per l'arma di cavalleria, in quanto quest'arma poteva considerarsi esotica in un esercito a base marinaresca come era quello della Serenissima, anche nei tempi dello splendore. Così, nel marzo del 1795, rendendosi vacante in Verona il posto di sergente-maggiore nel reggimento dei dragoni Colonnello Giovanni Antonio Soffietti, si presentarono candidati alle prescritte prove sei degli otto capitani comandanti di compagnia, e ad essi furono proposti i seguenti quesiti, da estrarsi a sorte in numero di quattro per ogni esaminando: «1°) Data una distanza di 100 miglia, data la premura del comandante che il nostro squadrone arrivi quanto più presto possibile ad unirsi ad un'altra cavalleria col
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