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Aggiornato: 21 giugno 2025
Entravo nei teatri senza pensarci, arrivavo in platea coll'occhio fisso e i capelli ritti, ed a mezzo d'un pezzo musicale, o d'una scena drammatica che teneva l'uditorio affascinato, urtavo dieci persone per raggiungere un conoscente, a cui domandavo con affanno: Non sai che sia avvenuta qualche disgrazia sul Monte Bianco?
Se si fosse ammogliato, io non avrei avuto nessuna ragione di biasimarlo; ma sentivo che non avrei avuto il coraggio di sopportarlo. «Mi domandavo continuamente: «A che serve la mia vita? A chi sono utile? A chi sono cara? Chi posso amare? Per chi studio e lavoro? «E sentivo il vuoto, l'inutilit
Potete salire dietro a Polidamante, e presentarvi, e far le vostre ambasciate, senza interrompere i commentarii di Cesare. I commentarii.... Che dite voi, don Garcìa? Eh, sì, i commentarii di Cesare, come li chiama frate Alessandro. Sta bene, avevo inteso; riprese il Passano. Domandavo che diavolo è.
No, intervenne la mamma: non era una bellezza, ma nemmeno un brutto uomo. Voi non siete competente in questo caso, perchè la prima volta l'uomo fa una impressione assolutamente diversa da ogni altra. Lo domandavo appunto a Tina. Ma quando l'uomo non piace, ecco. Non vi piaceva, Tina? No. Vedete! esclamò trionfalmente.
Per questo ti domandavo se ti piace Napoli. Se ti piace allora... vedi... puoi dirti fortunata, vi andrete assieme... Con la bionda. Ora deciditi. Hai capito? Grande citt
Quanto avrei dato per sapere il nome di quella bella donna pallida, dagli occhi nerissimi, vestita di un abito di velluto rosso! Eppure non domandavo che un nome! Era forse Felice Orsini, o Lucrezia Tomacelli, o Diana Paleotti? Oppure era quella stessa infelice duchessa di Paliano, di cui la tragica fine fu uno dei più strani romanzi del suo tempo?
Voi l'amate.... molto? L'amo: quando si ama, si ama. Lo so -replicò ella, sempre senza fremito nella voce, sempre senza luce negli occhi. Lo so: domandavo.... così.... per sapere.
Io non avevo saputo dell'arrivo di Eugenio a Milano; nè Raimondo me ne aveva parlato. In ciò non era certamente nulla di straordinario, ma tuttavia io mi domandavo senza frutto perchè Raimondo non mi avesse parlato d'Eugenio. Era stato calcolo o dimenticanza?
In tutta la giornata non si fece che pensare a quello spettacolo, ed io me ne tornai dalla fiera con una grande compassione per tutta quella gente credula, così felice dell'acquisto fatto, e per Rocco Lavarione, che era un ciarlatano per quanto sostenesse di non esserlo, e in quello stesso momento mi pareva di vederlo felice intorno ad una tavola ben guernita, mangiando il suo pranzo, tutto allegro del danaro guadagnato, e mi domandavo se la sua baldoria durer
Si ricordi del proverbio: È meglio un... cavallino vivo che un dottore morto. Passava un altro quarto d'ora e lei daccapo: A letto, a letto, figliuolo. Padrona, domandavo io, com'è quel proverbio di Berto, che m'ha detto stamani? Ne ho bisogno per scriverlo. Berto, rispondeva, che dava a mangiare le pesche per vendere i noccioli. Vada a letto. Ancora una cosa.
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